Papa Francesco/2. L’educazione come bene comune

La concezione dell’educazione di Papa Francesco si desume, più che dalle parole, dalla sua vita e dall’azione che egli ha sviluppato sul territorio nelle varie funzioni che si è trovato a svolgere nel tempo: allievo di un collegio gesuita, si laurea in filosofia, e successivamente in teologia, materie che insegna diventando anche rettore alla facoltà di Teologia e Filosofia a San Miguel.

Nominato vescovo ausiliare di Buenos Aires nel 1992, diventa arcivescovo nel 1997 e primate d’Argentina nel 1998. Cardinale dal 2001, nominato da Giovanni Paolo II, è stato presidente della Conferenza Episcopale Argentina dal 2005 al 2011.

Durante il conclave del 2005 fu considerato lo sfidante ‘progressista’ di Benedetto XVI, ma più per la sua visione della giustizia sociale e del ruolo dell’educazione, strumento e occasione di riscatto per i più poveri, che per le sue posizioni nel campo dell’etica, sempre attestate sul versante dell’ortodossia: contro la legalizzazione dei matrimoni omosessuali (“i bambini hanno bisogno del diritto di essere cresciuti ed educati da un padre e da una madre”), contro l’aborto e ostile anche all’insegnamento dell’educazione sessuale nelle scuole.

Non ha mai fatto concessioni, sul piano teorico, alla Teologia della Liberazione, che si diffuse ampiamente nel Centro e nel Sud America dopo il 1968, ma la sua visione del ruolo emancipatore dell’educazione e il suo impegno concreto a favore dell’accesso all’istruzione dei più poveri ne hanno fatto uno dei più accreditati esponenti di una visione ‘progressista’ del ruolo della Chiesa.