Papa Francesco/1. Un gesuita umile ma severo

Con la nomina di Bergoglio si completa un itinerario di planetarizzazione della funzione papale che era iniziato con l’elezione di Giovanni Paolo II, il primo Papa non proveniente dall’Italia dopo secoli (e comunque il primo non italiano dal 1861, anno di nascita dell’Italia come Stato nazionale indipendente).

D’altra parte se la sede tradizionale del papato è a Roma, e il continente dove la religione cattolica ha le sue radici storiche è quello europeo, non c’è dubbio che negli ultimi secoli essa ha trovato nuovi territori e opportunità di evangelizzazione al di fuori del ‘vecchio continente’, in particolare nelle due Americhe e in Africa.

E’ un segno dei tempi che la globalizzazione abbia finito per investire il mondo cattolico anche dal punto di vista della provenienza geografica del suo massimo rappresentante. Ma per noi italiani non è senza significato che egli abbia voluto assumere il nome di Francesco. Un omaggio a san Francesco d’Assisi, che al di là del valore universale della sua figura è anche il patrono d’Italia.

La scelta del nome di Francesco, il santo simbolo dell’umiltà cristiana, contrapposta ai fasti e nefasti della Chiesa romana, sembra annunciare una svolta della Chiesa cattolica nel senso dell’umiltà, dell’attenzione per i poveri, e di una concezione dell’educazione severa – Bergoglio viene pur sempre dall’Ordine religioso che inventò la ‘ratio studiorum’ – ma non riservata alle élites, e anzi attenta alle esigenze e alle possibilità dei più deboli.