Organi collegiali territoriali: tutto da rifare

La riforma degli organi collegiali territoriali della scuola non ci sarà, almeno per il momento.

E’ scaduto infatti il 22 gennaio il termine ultimo di diciotto mesi previsto dalla legge n. 237/2002 di delega al Governo per l’adozione di diversi provvedimenti speciali, tra cui quello relativo alla riforma degli organi collegiali territoriali scolastici, senza che il Consiglio dei ministri abbia adottato in via definitiva il decreto legislativo previsto.

Il Consiglio dei Ministri aveva già approvato in prima lettura il 27 novembre scorso lo schema di decreto legislativo che prevedeva la radicale riforma dei diversi organismi collegiali esistenti (non sono interessati gli organi collegiali di istituto), tra cui il CNPI, il massimo organo collegiale del settore.

La proposta, a dire il vero, non era stata apprezzata in diversi settori, tra cui, soprattutto, quello sindacale che vedeva pressoché cancellata ogni presenza di rappresentanza della categoria.

Non si riesce ancora a capire se la ragione di questo mancato intervento legislativo sia da imputare a cause tecniche (i tempi di adozione), politiche (disaccordi sopravvenuti all’interno della maggioranza) o altro.

Il risultato di questo mancato provvedimento è disorientante, perché gli attuali organismi collegiali territoriali (consigli di distretto, consigli provinciali e consiglio nazionale) sono in prorogatio, perché un precedente decreto legislativo (n. 233/1999) li aveva già sostituiti da nuovi organismi la cui attivazione era stata sospesa proprio dal ministro Moratti in vista di un nuovo provvedimento, per il quale aveva appunto ottenuto la specifica delega diciotto mesi fa.

Sembra di capire che solamente una nuova delega, prevista per legge, possa riaprire i termini della questione, altrimenti, per assurdo, bisognerebbe dare applicazione al decreto “congelato” (paternità dell’ex-ministro Berlinguer).