Caso Bologna: sulla formazione delle classi è competente il Consiglio di istituto
Il Coordinamento dei presidenti dei consigli di circolo e di istituto della provincia di Bologna ha preso posizione sulla controversa questione della classe formata da soli alunni stranieri avviata sperimentalmente in una scuola secondaria di primo grado di Bologna. Pubblichiamo qui di seguito il documento sottoscritto da 27 presidenti.
La vicenda della formazione di una classe di soli studenti stranieri alla scuola secondaria di primo grado Besta di Bologna (I.C. 10) mette in luce diversi aspetti disfunzionali della vita scolastica fra loro strettamente intrecciati, di metodo e di merito.
Riguardo al merito. E’ di fondamentale importanza che si ri–attivi una seria “politica scolastica per l’inclusione” con risorse economiche ed umane adeguate che permetta di accogliere i ragazzi stranieri nelle classi costruendo nel contempo percorsi di alfabetizzazione. Ciò è possibile solo con una seria programmazione nella costituzione delle classi iniziali del ciclo scolastico. Se le classi vengono stipate al limite (e purtroppo a volte anche oltre) della capienza e della sicurezza, come accogliere in modo dignitoso e fruttuoso i ricongiungimenti in corso d’anno? Chiediamo che almeno nelle scuole periferiche (nei pressi delle quali avviene la quasi totalità dei ricongiungimenti) siano costituite classi prime con 20/22 alunni, capaci di accogliere i ricongiungimenti in corso d’anno che non avvengono “piovuti dal cielo”, ma di cui si è già da tempo a conoscenza (basti ricordare che solo per quest’anno sono attesi almeno 400 ragazzi in età di obbligo scolastico).
Considerato il nostro ruolo istituzionale, riteniamo doveroso intervenire anche sul metodo.
Come Coordinamento dei Presidenti dei Consigli d’Istituto, intendiamo porre l’accento sugli aspetti delle prerogative del Consiglio d’Istituto e dei corretti e collaborativi rapporti tra gli organi di governo della scuola.
Secondo il Dirigente dell’Istituto si tratta di un “progetto”, la cui approvazione è quindi di competenza del solo Collegio dei Docenti. In realtà la formazione delle classi non è affatto un “progetto”. Il Testo Unico sull’istruzione è molto chiaro al riguardo, ed affida questa funzione in primo luogo proprio al Consiglio d’Istituto al quale spetta definire “i criteri generali relativi alla formazione delle classi” (D.Lgs. 297/1994, art. 10 c. 4). E va comunque anche ricordato che i progetti – in ogni caso – devono essere inseriti nel Piano dell’Offerta Formativa, e spetta al Consiglio d’Istituto elaborare gli indirizzi generali del P.O.F. ed adottare il testo predisposto dal Collegio dei Docenti (Dpr 275/1999 art. 3 c. 3). Non avere sottoposto preventivamente la questione al Consiglio d’Istituto ci pare dunque un vulnus che si sarebbe dovuto e potuto evitare.
Questa vicenda, come altre, mette a nudo la tendenza, che si è purtroppo fatta strada da parecchio tempo, di ridurre il Consiglio d’Istituto ad organo di pura ratifica di decisioni già prese. A questo comportamento diffuso si accompagna il tentativo di ridimensionare drasticamente per via legislativa i poteri degli organi collegiali (si vedano il disegno di legge Aprea e le sue successive modificazioni).
Il Consiglio d’Istituto è un organo strategico, perché raccoglie tutte le componenti della scuola, e le sue funzioni dovrebbero essere salvaguardate da chi ha a cuore il destino della Scuola Pubblica, tanto più nel momento in cui ne vengono minacciate le fondamenta.
Il Coordinamento dei Presidenti dei Consigli di Istituto di Bologna e provincia riafferma il diritto/dovere dei Consigli ad espletare pienamente ed efficacemente il proprio mandato, e chiede ai Dirigenti Scolastici piena collaborazione affinché ad essi si sottopongano tutte le materie di loro competenza, senza eccezione, e vengano fornite tutte le informazioni necessarie perché possano decidere con piena cognizione di causa, garantendo anche tempi di discussione adeguati ad approfondire i temi su cui deliberare.
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