Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

On line appello per fermare l’omofobia a scuola

In soli cinque giorni dal lancio, sono quasi 18mila le firme in calce alla petizione ‘Stop all’omofobia a Scuola’ promossa da A.ge.d.o., Arcigay, ArciLesbica, Associazione radicale Certi Diritti, Equality Italia, Famiglie Arcobaleno, Gay center per una “scuola pubblica e laica, “aperta alle trasformazioni sociali, un luogo fondamentale per contribuire alla produzione di identità, di tutte le identità: eterosessuali, omosessuali, bisessuali e transessuali”. Le associazioni chiedono al Presidente del Consiglio e al Governo “che sia rafforzata e data piena attuazione alla ‘Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013 -2015)’, anche nella prospettiva del triennio 2016-2018“.

La scuola – spiegano nel testo i promotori – è uno strumento di attuazione dell’articolo 3, perché a scuola vengono poste le basi affinché ogni bambino e bambina, ogni ragazzo e ragazza abbia tutte le opportunità per realizzarsi come persona. Purtroppo in Italia per molti ragazzi e molte ragazze gay, lesbiche, bisessuali e transessuali così non è: la scuola non è un luogo sicuro, un posto dove trovare modelli positivi su cui progettare la propria vita“.

Anzi, – si legge ancora nel documento in rete – la scuola può rappresentare il luogo in cui essere gay, lesbiche, bisessuali o transessuali, o essere figli di persone gay, lesbiche e transessuali, significa essere esposti all’insulto, alla derisione, all’isolamento; un luogo in cui si impara che è meglio nascondersi per evitare violenza, bullismo, emarginazione. Un luogo in cui è difficile anche chiedere aiuto perché significa esporsi, non trovare l’appoggio dei compagni o degli adulti“. “Tutto ciò provoca gravi conseguenze, nei casi più drammatici anche irreversibili, sul piano educativo ed esistenziale: forte disagio e paura di tornare a scuola, diminuzione del rendimento scolastico, abbandono degli studi, emarginazione, livello basso di autostima, sentimenti di depressione e impotenza, rischio di tentato suicidio e suicidio“, denunciano le associazioni che hanno lanciato la petizione.

Le ricerche nazionali e internazionali – si legge nell’appello – parlano chiaro: il 4% degli studenti ha subito ripetutamente, con cadenza settimanale, atti aggressivi perché percepito come gay, lesbica, bisessuale o transessuale, soprattutto nel periodo che va dalla terza media al primo biennio della scuola superiore; sono quindi circa oltre 100.000 le vittime di bullismo omofobico per anno scolastico. Ben un terzo dei giovani, che ogni anno si tolgono la vita, è costituito da gay, lesbiche, bisessuali e transessuali; inoltre gay, lesbiche, bisessuali e transessuali tentano di uccidersi da due a tre volte più spesso rispetto agli e alle eterosessuali della stessa età, a causa della discriminazione e stigmatizzazione sociale“.

All’appello hanno già aderito numerose personalità, tra cui le sociologhe Laura Balbo e Chiara Saraceno, il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky, Oliviero Toscani, Vladimir Luxuria, Andrea Occhipinti, il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, lo psichiatra e psicoanalista Vittorio Lingiardi, Alessandro Cecchi Paone, l’assessora alle Pari opportunità del Comune di Torino Ilda Curti, l’Assessora alle Pari opportunità di Roma Capitale, Alessandra Cattoi, la psicologa Margherita Graglia, la giornalista e scrittrice Delia Vaccarello, la filosofa Nicla Vassallo, lo scrittore Maurizio Maggiani, il genetista Marcello Buiatti, lo psicoterapeuta Paolo Valerio, Lidia Menapace, l’Assessora alla Regione Piemonte Monica Cerutti, il sindaco di Udine Furio Honsell e numerosi parlamentari nazionali ed europei di Pd, M5s, Psi, Sel. La petizione, con l’elenco aggiornato delle adesioni, è disponibile all’indirizzo https://www.change.org/p/matteo-renzi-stop-omofobia-a-scuola.

Contemporaneamente a questo appello, si registra oggi la denuncia del presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, circa i rischi dell’avanzata della “teoria del gender” nella società italiana e in particolare nella scuola. In particolare, si critica quella “linea di pensiero che riduce l’identità sessuale a costrutti sociali“. “La preoccupazione – afferma una nota della Cei – aumenta davanti alla costatazione di come tale teoria si diffonda nelle scuole, spesso sottraendo a genitori ignari il diritto di educare i loro figli“.

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