Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Obama: meno videogames, e a letto presto

Le riforme della scuola sono importanti, ha detto il presidente USA Barack Obama, meritano un particolare impegno anche finanziario (già programmato dal governo, che ha praticamente raddoppiato lo stanziamento federale, in forma di incentivi agli Stati per scuole più efficienti e più eque), ma molto dipende dai genitori: “perché i nostri ragazzi eccellano, dobbiamo assumerci le nostre responsabilità e aiutarli ad imparare. Questo significa mettere via l’Xbox, mandarli a letto a un’ora ragionevole“.

Sarà stata la particolare circostanza – la celebrazione del centesimo anniversario di vita della Naacp (National Association for the Advancement of Colored People), una delle più antiche associazioni americane per i diritti civili – ma il discorso di Obama, rivolto in particolare agli studenti socialmente svantaggiati (afroamericani, ispanici, e altre minoranze), e delle loro famiglie, è sembrato per certi aspetti chiudere la lunga fase dell’impegno per riforme di tipo strutturale, sostenute da leggi progressiste (affirmative actions), per aprirne una nuova, più centrata sull’importanza dell’impegno individuale e sulla presa di coscienza delle proprie potenzialità (non solo, quindi, dei propri diritti) da parte delle minoranze.

I giovani appartenenti a queste fasce sociali ed etniche (ma anche i loro genitori, insiste Obama) devono rendersi conto che il successo negli studi può aprire la strada alle professioni più prestigiose, come quella di giudice della Corte Suprema, e perfino alla carica di presidente degli USA, come è avvenuto nel suo caso. Per questo essi devono impegnarsi di più a scuola, e non nascondersi dietro l’alibi del proprio status socio-etnico per disimpegnarsi o puntare su carriere in ambito sportivo o musicale, nelle quali solo pochi riescono ad affermarsi.

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