Nuovi proibizionismi: No ai bambini in corteo

Protestavano contro la riforma Moratti, e in favore del mantenimento del “tempo pieno”, con palloncini, cartelli e bandierine. Per loro, i bambini di meno di 11 anni, era forse un gioco, comunque qualcosa di divertente, da fare oltretutto sulle spalle di papà o sotto lo sguardo protettivo della mamma. Ma per i genitori era una cosa terribilmente seria, preparata da tempo, percepita come una tappa decisiva nella lunga marcia tesa a bloccare il primo decreto legislativo della riforma Moratti.
E’ probabilmente questo che ha dato fastidio ai parlamentari di Forza Italia che hanno presentato la proposta di legge volta a proibire la presenza di bambini di meno di 11 anni nelle manifestazioni di tipo politico. Per la verità gli stessi presentatori della legge, e Simone Baldelli, coordinatore nazionale dei giovani di FI, si sono affrettati a precisare che si augurano che il problema venga risolto senza arrivare alla approvazione della legge.
Bene, ce lo auguriamo anche noi, sia per congenita diffidenza verso le proibizioni, che comunque costituiscono una limitazione delle libertà individuali, sia perché non ci sembra che possa essere tolta ai genitori la responsabilità, che la stessa Costituzione affida loro, di promuovere l’educazione dei figli, soprattutto quando sono così piccoli (da zero a 11 anni). E, in questa responsabilità educativa, occorre attenzione e sensibilità nel coinvolgimento dei figli e nel saper cogliere, con tanto buon senso e molto rispetto dei diritti della persona, il confine tra la partecipazione e l’”uso” dei figli. Di certo la questione, etica e non giuridica, non può essere definita con regolamenti o con leggi.