Nuove Indicazioni Nazionali. Ok il latino, ma perché opzionale?

Intervistata dal Corriere della Sera Eva Cantarella, già docente di Diritto romano alla Statale di Milano, autrice di importanti saggi sulla cultura e sulla società antica, dichiara di essere “con il cuore molto favorevole” al ritorno del latino nella scuola media, ma molto dubbiosa su come questa operazione potrebbe essere gestita sul piano didattico.

Sarebbe sbagliato tornare allo studio mnemonico di declinazioni e coniugazioni: “Io – sostiene con convinzione – cercherei di mettere lo studio della lingua latina in parallelo con quello dell’italiano. Lo scopo principale dovrebbe essere offrire a tutti gli studenti un’infarinatura di quella che era la nostra lingua nel passato. Fare in modo che il latino non sia percepito come una cosa stranissima, bensì come qualcosa che ci appartiene, che appartiene a tutti noi”. Per questo si dice “molto contraria” all’idea di Valditara di farne una materia facoltativa e non obbligatoria.

Se viene reintrodotto, il latino deve essere per tutti e di tutti. Se si lascia la scelta alle famiglie si finisce per discriminare alcuni alunni, quelli già meno favoriti. Ma così si commetterebbe un’ingiustizia sociale”.

Come si vede, si ripropone ancora una volta la questione della presenza e dell’utilità del latino nella formazione di base dei cittadini italiani, una questione che torna nuovamente a dividere trasversalmente gli schieramenti politici e il mondo della cultura, come si è accennato nella notizia precedente. Il ministro Valditara ha optato, almeno per ora (in attesa dell’esito della vasta consultazione che sarebbe prevista prima del settembre 2026, data di partenza delle nuove Indicazioni Nazionali), per l’opzionalità dell’insegnamento, ma la “filosofia” che ispira le proposte della commissione Perla sembrerebbe più congruente con l’ipotesi dell’obbligatorietà. Quella che anche Eva Cantarella sostiene con accenti non troppo diversi, nel complesso, da quelli usati dalla stessa commissione: “Io credo che sia importante collegare lo studio della lingua latina con quello della letteratura, partendo naturalmente dai testi più facili. L’importante è che non diventi qualcosa che favorisce solo alcuni studenti, mentre per altri diventa solo una complicazione in più. Ma confido che la scuola e gli insegnanti di oggi, che non sono quelli dei miei tempi per fortuna, ci possano riuscire”.

Un’opinione analoga è stata espressa anche da Luciano Canfora, illustre studioso di filologia classica, che nel programma di Radio Rai 1 “Giù la maschera” del 23 gennaio, ha giudicato “molto saggia” la decisione del ministro Valditara di reinserire lo studio del latino nella scuola media.

Una via d’uscita dal dilemma obbligatorietà/facoltatività del latino potrebbe essere offerta dalla personalizzazione dei piani e metodi di studio, con l’aiuto dell’IA: il latino, in tale prospettiva, potrebbe fare parte del curricolo (e così diventerebbe obbligatorio per tutti), ma ciascun alunno lo studierebbe con i suoi tempi e stili di apprendimento.

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