Non solo cyberbullismo: una serata per parlare di educazione al digitale

Giovedì 13 marzo l’auditorium della scuola media Quintino di Vona a Milano era pieno per un momento di confronto, tra cautele ed opportunità, sulla pervasività di smartphone e social media nella vita dei ragazzi ed alla ricerca di un confronto sulla misure con cui rendere disponibile la tecnologia ai propri figli: organizzata dall’Associazione Genitori della scuola, la serata ha visto gli interventi di Anna Testa – una ragazza che, grazie alla passione per il digitale, oggi è social media strategist di Telecom Italia – e di Ugo Benini, socio della società di formazione The Vortex (www.thevortex.it).

Educazione al digitale oggi significa far comprendere ai ragazzi che ciò che si fa in Rete resterà e potrà ledere nel tempo la loro reputazione digitale: ubriacarsi di fronte al monitor partecipando alla sfida della “Neknomination” è un video che apparirà fra le pagine di Google a chi cercherà quel ragazzo, anche quando sarà diventato uomo, dimostra che questa moda è doppiamente dannosa.

Ancor più grave è il fenomeno del cyberbullismo dove occorre educare a proteggersi e talvolta ad abbandonare i social media i “bullati” tanto quanto occorre educare i “bulli” e le loro famiglie a pre-occuparsi dei  rischi della Rete, una cassa di risonanza dai contorni infiniti e permanenti: il recente episodio di Bollate mostra la grave disattenzione da parte della famiglia della “cyber-bulla” che aveva dato sensibili evidenze di una sua propensione alla violenza a partire dal profilo su Facebook.

Se censurare a quell’età è però controproducente, occorre trovare una misura nell’uso della tecnologia ed utilizzarla, come genitori, in prima persona per conoscerla e farsene, nei confronti dei ragazzi, accompagnatori consapevoli, anche con l’aiuto di altri amici adulti e degli insegnanti: piccoli suggerimenti sono pertanto scegliere insieme le impostazioni sulla privacy, chiedere “com’è andata oggi su Facebook?” e commentare insieme gli episodi di cronaca su siti come Ask.fm e Snapchat.

Non diamo infatti per scontato che la velocità con cui i ragazzi usano i dispositivi significhi che li sappiano davvero usare: anche loro, come noi, hanno bisogno di essere protetti dalla tecnologia e guidati a comprenderne le straordinarie opportunità di studio, lavoro e crescita.