Non applicare la riforma avvalendosi dell’autonomia: diritto o disubbidienza civile?

L’articolo di TuttoscuolaNEWS del 5 aprile sulla logica manichea degli schieramenti che da mesi pervade anche il mondo della scuola sta stimolando un dibattito tra i lettori. Riportiamo la notizia pubblicata e alcuni interventi ricevuti.

 

 

(da TuttoscuolaNEWS  n. 145 del 5/4/04)

 

Bianco o nero, con noi o contro di noi: la logica degli schieramenti mortifica anche la scuola

 

Metti in evidenza le criticità della funzione tutoriale? Allora sei contro la riforma.
Fai presente che negli ultimi anni la Moratti ha aumentato i posti di tempo pieno? Allora sei a favore del ministro e della sua riforma.
Fai presente che le ore di inglese diminuiranno nella nuova scuola media? Sei contro la riforma.
Affermi che non voler applicare la legge 53/2003 sa di disobbedienza civile? Allora sei un difensore della riforma.
E’ quello che succede sempre più spesso nelle occasioni di dibattito sulla scuola, come se per giudicare quello che sta succedendo bisognasse per forza schierarsi, piuttosto che ragionare con serenità.
La logica manichea degli schieramenti che da mesi pervade anche il mondo della scuola porta sempre più all’involuzione del confronto e al ricorso semplificatorio e irrazionale degli slogan. Succede in tanti ambiti, nelle aule parlamentari, a livello sindacale, sui giornali e nei dibattiti televisivi.
Anziché motivare razionalmente le proprie posizioni, si cerca in molti casi di screditare le posizioni diverse degli altri, etichettandole negativamente con logiche di schieramento, in modo che la credibilità di una posizione dipenda soltanto dall’essere contro o a favore. Ma questo atteggiamento aiuta la gente a capire, a formare il proprio convincimento?
E critiche formulate in questo modo sono costruttive, cioè aiutano a evidenziare rischi e punti deboli di un progetto, o si tratta solo di approvare per approvare e contestare per contestare?
L’ultima della serie viene da chi cerca di legittimare l’intenzione di non applicare la legge di riforma, invocando una tutela che verrebbe dall’autonomia scolastica.
In uno stato di diritto le leggi, anche quelle sgradite, si applicano, finché sono in vigore; cercare di non applicarle invocando l’uso di un’altra legge (che ha ben altre finalità) secondo noi può sconfinare nella disubbidienza civile.
La riforma, buona o cattiva che sia, non c’entra.
Ritenere illegittimi alcuni aspetti delle norme di attuazione della riforma fa parte del diritto di critica, cui possono seguire specifiche azioni previste dall’ordinamento (ricorsi, referendum); ricavare invece da questa opinione la legittimazione a non applicare la norma senza che vi siano pronunce di illegittimità da parte degli organi competenti, sarebbe creare un precedente pericoloso. Molto pericoloso.

 

 

La parola ai lettori:

 

 

Disubbidienza civile?

 

Desidero esprimere la mia opinione sull’articolo “Bianco o nero, con noi o contro di noi…..”; soprattutto riguardo alla frase conclusiva: “Ritenere illegittimi alcuni aspetti delle norme di attuazione della riforma fa parte del diritto di critica, cui possono seguire specifiche azioni previste dall’ordinamento (ricorsi, referendum); ricavare invece da questa opinione la legittimazione a non applicare la norma senza che vi siano pronunce di illegittimita’ da parte degli organi competenti, sarebbe creare un precedente pericoloso. Molto pericoloso.”
La “pericolosità” di tale atteggiamento sta, secondo l’articolista, nel rischio che “sconfini nella disubbidienza civile”.
Ritengo che la disubbidienza civile, come forma di resistenza a disposizioni ritenute ingiuste sia un atteggiamento profondamente consapevole e costruttivo: se penso che quel provvedimento, quella disposizione o quella legge siano dannosi esperisco ogni tentativo per non dare loro seguito (potrei dire che cerco di limitare i danni). Ma, sottolineo, non cerco “trucchetti” per aggirarli più e meno nascostamente: dichiarandolo pubblicamente, ed assumendomi la responsabilità di ciò che faccio, non li applico.
Scelte come questa hanno portato, per esempio, al riconoscimento in Italia del diritto all’obiezione di coscienza di chi si opponeva al servizio militare, e sono un segnale di consapevolezza e di maturità.

Norma Bertullacelli – Genova

 

Risponde Tuttoscuola:

 

 

Ci permettiamo di osservare che la legge di riforma non mette in discussione valori universali o costituzionalmente protetti, né impone ai dipendenti statali adempimenti che possono violare convinzioni etiche o religiose tali da prospettare obiezioni di coscienza individuale.

Affermare che ogni cittadino ha la facoltà di valutare l’opportunità di una legge e, conseguentemente, il diritto di decidere se applicarla, rischia di essere l’anticamera dell’anarchia.

 

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Perché no?

 

Apprezzabilissimo e condividibile il vostro “pezzo” di oggi” Bianco o nero: o con noi o contro…”. Purtroppo è una realtà, e i rapporti si fanno sempre più tesi!

A questo proposito, una proposta: perché voi di Tuttoscuola, che avete acquisito autorevolezza proprio per lo sforzo di obiettività, non aprite e gestite un Forum destinato ad un confronto libero, aperto tra gli operatori della scuola?

Grazie per l’attenzione.

 

Prof. Fabio BENIGNI