La storia di Nayak, papà indiano che costruisce un sentiero per far studiare i figli, risponde alla domanda ‘serve ancora la scuola?’

Ci sono tanti modi per rispondere a questa domanda. C’è perfino qualcuno, come i teorici della descolarizzazione e i profeti dell’apprendimento personalizzato via internet, che risponde di no, dando la scuola per morta (‘The School is dead’ di Reimer è del 1971) almeno nella sua forma tradizionale.

Chi non ha dubbi, e risponde invece di sì senza incertezze, è quel contadino indiano analfabeta di cui ha parlato Massimo Gramellini nella sua rubrica “Il Caffè” (“una tazzina di parole”, la chiama lui) pubblicata lo scorso 13 gennaio sul Corriere della Sera con il titolo “La scuola è un sentiero“.

Nayak, padre di tre figli, pur di consentire ai suoi bambini di raggiungere la scuola (tre ore a piedi per andare e tre per tornare) evitando i rischi di un percorso pericoloso, pieno di rocce acuminate, ha cominciato a costruire con le sue mani un sentiero più praticabile lungo 7 chilometri, dedicandovi due anni di lavoro. I giornali lo hanno saputo e Nayak è diventato una specie di eroe nazionale. Così il governo indiano ha deciso di compensarlo per il lavoro fatto, e di completarlo.

Ci sarebbero tante cose da dire e troppi paragoni da fare”, commenta Gramellini, forse pensando ai guai giudiziari e alle angherie burocratiche che un Nayak italiano avrebbe subito. “Ma di fronte alla bellezza di un’anima, come a quella di un’opera, si finisce per restare ammutoliti. Non esiste alfabeto umano in grado di esprimere la meraviglia di un gesto come quello, semplice e immenso, che quest’uomo ha compiuto per i suoi figli e in fondo per tutti noi”.

Può anche darsi che il destino della scuola tradizionale sia segnato perché ad essa subentreranno tecniche e tecnologie post-gutenberghiane, i robot didattici, la immersive education della realtà virtuale, il tutoring online personalizzato. Ma intanto in quel villaggio indiano, come in tanti luoghi del mondo sottosviluppato, la scuola – quella addetta alla alfabetizzazione di base – appare come una conquista. Per questo mondo la Education for All che la Conferenza mondiale Unesco di Jomtien del 1990 si era impegnata a realizzare entro il 2015 (ma che a questa data solo in un terzo dei Paesi interessati è stata raggiunta) resta ancora un traguardo che merita sacrificio.