Dieci anni fa nello studio del pediatra filantropo Robert Nedelman nasceva a Boston il progetto “Reach out and read” oggi attivo in 400 città americane.
Ne seguì un’esperienza simile, “Born to read”, che si sta ora espandendo anche in Italia col progetto “Nati per leggere” patrocinato del Ministero per i beni culturali e sorto dall’inedita alleanza fra pediatri, bibliotecari, e pedagogisti. La tesi è che lettura a voce alta è importante nello sviluppo del bambino sin dal primo anno, mentre secondo i dati Istat oltre il 50% dei bambini fra i 6 e i 10 anni non legge libri, il 23% degli italiani non ha nessun libro a casa a parte quelli scolastici.
Ma cosa leggere? A 6 mesi i bambini amano ninne nanne, contatto fisico e stimolazioni uditive e olfattive; a 9 colori brillanti che ritraggono animaletti e oggetti familiari; a 12 cominciano a tenere in mano i libri, si soffermano sulle figure e vogliono ascoltare delle storie. A 2 anni amano i libri che parlano della vita di tutti i giorni con frasi semplici e brevi che possono imparare a conoscere. A 30 mesi, l’età dei perché, il libro diventa strumento di curiosità e di proiezione da timori.
C’è poi il linguaggio, la cui qualità è direttamente proporzionale alla lettura. E’ dimostrato che il leggere ad alta voce, con una certa continuità ai bambini di età prescolare ha grande influenza sia sul lato relazionale che cognitivo e consolida nel bambino l’abitudine a leggere.
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