
Meglio classi “omogenee”, di studenti cioè tutti di fede islamica, inserite però all’interno di scuole normali (statali o paritarie), oppure l’inserimento più o meno coatto di tali studenti nelle classi normali, dove sarebbero però in minoranza?
A Milano si sta sperimentando la prima strada, anche perché, a quanto risulta, i genitori degli allievi interessati (soprattutto femmine) hanno fatto sapere che non avrebbero accettato l’inserimento dei loro figli nelle classi normali, dove non avrebbero potuto rispettare, per esempio, il riposo del venerdì e le femmine avrebbero avuto difficoltà ad indossare il velo.
Così la Direzione scolastica regionale ha ritenuto di autorizzare la sperimentazione nella prima classe di un istituto superiore, l’ex Istituto magistrale Agnesi, dove è stata formata una classe di 20 allievi (17 femmine): meglio mantenere – si deve essere pensato – questi studenti in un contesto (e con programmi) organicamente inseriti nel sistema scolastico italiano che rischiare di perderli, o di vederli frequentare pseudoscuole integralmente islamiche, illegalmente costituite, come sembra che sia già successo a Milano in almeno 400 casi.
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