Modificare il primo ciclo coinvolgendo le scuole?

L’esito delle elezioni regionali potrebbe allungare la sua ombra non solo sul cantiere in piena costruzione del secondo ciclo, ma anche su quello ormai completato, anche se ancora in attesa di un definitivo “certificato di agibilità”, del primo ciclo.
Fuor di metafora, l’attuale situazione critica del Governo, con i nuovi rapporti di forza che si stanno confrontando nella Casa delle Libertà, potrebbe sfociare in una scelta di discontinuità anche per il decreto legislativo sul primo ciclo, che potrebbe essere oggetto di modifiche secondo le normali previsioni della legge delega.
Il ministro Moratti nel settembre scorso aveva dato timidi segnali di disponibilità per una sua revisione, sfruttando la possibilità offerta dalla legge 53/2003 che consente modifiche e integrazioni entro 18 mesi dall’entrata in vigore dei decreti legislativi (primi di settembre per il decreto 59/2004).
Non si sa se il ministro abbia poi dato incarico ai funzionari del Miur di preparare ritocchi al primo decreto legislativo, ma certamente non ha diramato disposizioni perché a questa eventuale operazione integrativa concorrano le scuole coinvolte nell’attuazione della riforma.
Proprio su questo aspetto potrebbe invece esserci un segnale di discontinuità per il sistema di istruzione – se questa dovesse davvero diventare la nuova linea adottata dal Governo. Come? Coinvolgendo le scuole in una prima valutazione critica dell’esperienza applicativa della riforma, con eventuali proposte emendative, dalla quale far discendere alcune modifiche al decreto sul primo ciclo di istruzione.
Volendo, si può ancora fare. Ma di tempo non ne resta molto, alla fine dell’anno scolastico mancano 80 giorni. E sarebbe illusorio pensare che sia un’operazione facile da realizzare, anche perché non risulta che l’Amministrazione disponga di puntuali dati informativi e di analisi idonee a delineare l’articolato concretizzarsi della riforma nei diversi contesti territoriali.