Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Frustrazione e confusione: viaggio nella discontinuità didattica vissuta dai genitori

Addio alla serenità e alla fiducia in classe, bye bye alla conoscenza reciproca. Ci hanno “salutato” insieme alla continuità didattica, che ha vissuto un anno tremendo. Circa un docente su tre, oltre 250 mila in totale, ha cambiato cattedra quest’anno influenzando negativamente il rendimento scolastico degli studenti italiani e, peggio, incidendo sui numeri relativi alla dispersione scolastico. A metterlo in luce è stato il dossier di Tuttoscuola “Mobilità 2017 – Il grande caos, atto secondo: e agli studenti chi ci pensa?”, balzato all’attenzione dei media (a partire dal “Corriere della sera”, che il 9 gennaio ha dedicato al tema sollevato dal dossier il servizio di apertura in prima pagina e a pag. 2 e 3 alle numerose tv e radio nazionali, dal TG5 – “l’indagine di Tuttoscuola.com, il sito punto di riferimento del settore” a Tgcom, Uno Mattina, Rai3, Rai RadioUno, etc), della politica, dell’opinione pubblica in generale.

Sono milioni infatti le famiglie coinvolte, e tutti si rendono conto che il tema della continuità didattica è fondamentale, come d’altro canto è molto serio il problema di docenti entrati in ruolo dopo anni di precariato, magari in giro per l’Italia, e che trovano posto lontano da casa. Tutto ciò per fenomeni in parte non gestibili, come il trend demografico, in parte nell’ambito di un sistema con regole stratificate nel tempo che possono portare ad effetti neanche previsti e non razionali: una sorta di “eterogenesi dei fini”.

Abbiamo chiesto ad alcuni genitori, tra cui un’autorevole rappresentante di una storica associazione di genitori come l’A.Ge, di raccontare le proprie esperienze e valutazioni. Nervosismo, frustrazione e sconcerto sono i sentimenti che abbiamo registrato.

A.Ge. Toscana: “Con l’accordo tra il Miur e sindacati ci sono cadute le braccia”
Rita Manzani Di Goro, Presidente Associazione Genitori A.Ge. Toscana, condivide questa preoccupazione: “Quest’anno si sono moltiplicate le proteste dei genitori per il continuo avvicendarsi  -e spesso per la mancanza – dei docenti nelle classi. A tutti abbiamo dovuto rispondere a malincuore che si trattava delle conseguenze del piano straordinario di trasferimenti previsto dalla legge 107 (forse impropriamente detta de ‘La Buona Scuola”) e che purtroppo non c’era nulla da fare.  Quando poi, a fine dicembre abbiamo appreso che il ministro Fedeli aveva siglato un accordo con i sindacati per prorogare di un anno la mobilità straordinaria dei docenti, ci sono cadute le braccia. E’ vero che il ministro ha il compito di far digerire ai sindacati bocconi amari come il bonus premiale assegnato dai dirigenti scolastici, però a nostro avviso per salvare la riforma si mette a rischio il diritto degli alunni a un’istruzione di qualità. Una situazione aggravata dalle numerose classi pollaio presenti al centro-nord: da tempo eravamo al corrente delle disparità nei criteri di formazione delle classi (in Toscana non sono inusuali classi di 30 e più alunni), però veder pubblicata nel dossier di Tuttoscuola la palese sperequazione di risorse nelle varie regioni fa ancora più male. Piuttosto, che si creino sezioni di tempo pieno anche al sud, come propone anche il dossier, in modo da ampliare l’offerta formativa per quelle famiglie e quegli alunni. Abbiamo letto che tutto questo accade in quanto non esistono sindacati dei genitori: esistono però le Associazioni riconosciute dal Ministero dell’Istruzione, che non ci risulta siano state sentite”.

E i bambini timidi? La storia di Tommaso
Sono molte le storie pervenute alla nostra redazione che raccontano le difficoltà, a volte insormontabili, legate all’accoglienza e alla creazione di relazioni significative all’interno delle classi. La discontinuità didattica, racconta la signora Filipputi di Roma, “Provoca nervosismi, frustrazioni e, non in ultimo, abbassa notevolmente il livello di insegnamento e apprendimento. Alla luce dell’esperienza di questo biennio che prevede il ricorso alla mobilità dei docenti e la mancanza di stabilità mi sento di fare alcune riflessioni. Dal mio punto di vista il ricorso alla mobilità regionale fa sì che i docenti vivano una situazione di disagio e spesso considerano la loro situazione lavorativa come transitoria in attesa di richiedere il cambiamento di sede. Questo penalizza fortemente la stabilità dell’indirizzo didattico e l’efficacia nello sviluppo del rapporto tra docenti e bambini.

Questo aspetto è particolarmente grave per quei bambini che presentano maggiore timidezza e introversione e che ogni volta impiegano un tempo rilevante per costruire un rapporto di fiducia e una relazione di comunicazione con il docente. Non da ultimo l’avvicendamenti dei docenti ha effetti negativi sul grado di apprendimento e di acquisizione delle competenze, poiché si adottano stili e metodologie differenti e necessariamente in molti casi si trovano a ripetere alcuni argomenti del programma poiché non pienamente soddisfatti del grado di apprendimento acquisito con il docente precedente”. 

“Mio figlio Tommaso  – ci racconta – è estremamente introverso e questo avvicendamento gli ha procurato numerose difficoltà. Non è in grado di adattarsi velocemente alla presenza di nuove maestre e per due anni consecutivi ha cambiato per alcune discipline insegnanti e nuovi metodi di studio: ogni anno è stato come ricominciare da capo. Da non sottovalutare poi il disagio di noi genitori che dobbiamo ogni volta riproporre le difficoltà di nostro figlio, chiedere appuntamenti e sperare che ci venga data l’attenzione che necessita la situazione. Tommaso vive questi cambiamenti con frustrazione, non trovo corretto che bambini di terza/quarta elementare si trovino in questa situazione che si aggiunge tristemente all’avvicendamento di maestre per trasferimenti/pensionamenti/precarietà/contratti annuali. Le esigenze dei bambini sono sempre messe in secondo piano: questo provoca nervosismi, frustrazioni e, non in ultimo, abbassa notevolmente il livello di motivazione all’apprendimento

I rischi per gli alunni con DSA, l’esperienza di Martina
Se è difficile apprendere positivamente, per chi è in condizioni di normalità, quando le figure di riferimento cambiano in continuazione, è ancor più urgente riflettere sulle conseguenze che questo effetto produce sugli alunni con Bisogni Educativi Speciali, che come sappiamo richiedono un impegno maggiore, insieme a una serie di attenzioni personalizzate e condivise. 

Infatti se da questa eccessiva mobilità tutti i bambini hanno da perdere (in termini di qualità della didattica, della relazione, del clima di classe), c’è chi è più a rischio di altri. Ci riferiamo in particolare agli alunni che presentano maggiori difficoltà, tra questi, gli alunni con DSA. Come sappiamo gli alunni che hanno una diagnosi di Disturbo Specifico dell’Apprendimento hanno diritto ad un percorso personalizzato, ma anche condiviso dall’intero team docente. Siamo all’interno di un Istituto Comprensivo nel quartiere Tuscolano, alla periferia est della capitale. Cinzia Bagaglini ci racconta la sua esperienza di mamma di alunna discalculica e le enormi difficoltà che la figlia, quest’anno alla prese con l’esame di Stato, sta incontrando. “Mia figlia Martina, 13 anni di Roma, ha cambiato ben quattro volte la sua prof di matematica. I genitori dell’intera classe hanno vissuto con profondo rammarico e con non poche difficoltà questo continuo avvicendarsi, ma in particolare mia figlia ha mostrato maggiori preoccupazioni, in quanto la ragazza è discalculica. Per un’adolescente non è facile vivere una condizione di difficoltà come un disturbo specifico di apprendimento, tanto meno condividerla con compagni e docenti.

Potete quindi immaginare le difficoltà che incontriamo ogni volta che cambia un docente di matematica – prosegue la mamma –  Dobbiamo raccontare Martina, le sue difficoltà, ma anche le grandi risorse e l’impegno che mette in ogni cosa che fa. Quando poi presentiamo la discalculia, le reazione sono le più disparate. Ci sono docenti competenti e preparati, ma altri che non sanno da dove partire. Pensate che l’ultimo insegnante che ha avuto, per Natale le ha dato un numero maggiori di esercizi e compiti da fare, così da farla esercitare di più. Ovviamente ho dovuto spiegare che non è questa la strada per lavorare con un’alunna con discalculica. “

 

 

Forgot Password