Minisciopero generale della scuola

Lunedì 19 dicembre. La settimana di Natale si apre per la scuola con l’annunciato sciopero del personale. Uno sciopero unitario (ai sindacati scuola confederali si sono aggiunti Snals e Gilda degli insegnanti) e generale, che riguarda docenti, dirigenti, educatori e personale amministrativo, tecnico e ausiliario.

Uno sciopero dunque unitario e generale, come non se ne vedevano ormai da anni, ma di una sola ora (in altri settori del pubblico impiego, università e Afam si estende all’intera giornata). Come interpretare questo duplice aspetto dell’evento, il contrasto tra l’ampiezza dell’iniziativa e la sua ristrettezza temporale?

Una spiegazione può essere trovata analizzando lo stesso volantino, sottoscritto dai cinque sindacati, che presenta le motivazioni poste alla base dello sciopero. Alcune hanno carattere di protesta, e sono certamente condivise da tutti: la denuncia della “iniquità di una manovra che carica

prevalentemente sul lavoro dipendente e sui pensionati il peso del risanamento (…) dopo un triennio che ha visto sottrarre ingenti risorse al sistema pubblico e un conseguente forte aggravio delle condizioni di lavoro”.

Per quanto riguarda le proposte, invece, emergono aspettative diverse, che appaiono più giustapposte che portate a una sintesi coerente: da una parte la richiesta al governo di “aprire un reale confronto con le parti sociali che porti a significative correzioni” del decreto, la richiesta cioè di tornare alla ‘concertazione’ prima che il Parlamento ratifichi le scelte del governo; dall’altra rivendicazioni più radicali, sintonizzate su quelle che tradizionalmente venivano rivolte a governi ‘non amici’ soprattutto dalla Cgil, sapendo che non sarebbero state accolte: misure che colpiscano prioritariamente evasione e grandi patrimoni alleggerendo la tassazione sul lavoro dipendente e da pensione, inversione di rotta nella politica degli organici “salvaguardando i diritti del personale precario incluso nelle graduatorie ad esaurimento”.

Insomma tra una linea più trattativista e neoconcertativa e una più rivendicazionista e conflittuale il punto di incontro non poteva che essere un’iniziativa unitaria ma ‘leggera’ come lo sciopero di un’ora, ben lontano dalla radicalità delle azioni intraprese, per esempio, dai sindacati greci.