Milena Santerini: non inseguire interessi particolaristici

Ho letto con attenzione il Dossier 6 idee per la scuola, animato da approfondita conoscenza dei problemi e ricerca di soluzioni fattibili e vorrei dare il mio contributo alla pubblica discussione.

In questo momento il DL che chiamerei “Fare scuola” è in discussione alla VII Commissione della Camera e per me (e per i colleghi deputati) sono importantissimi tutti i contributi come il vostro, oltre a quello dei cittadini, dei docenti, degli studenti. Certo, le diverse voci rispecchiano vari punti di vista e anche diverse idee di scuola. Per questo vorrei sottolineare soprattutto il metodo con cui vorrei che si procedesse in Parlamento, a partire dall’ascolto di tutte queste opinioni.

Collocare ogni riforma o misura per la scuola nel contesto attuale

Una scuola stanca e ormai per molti versi anacronistica deve fare i conti con un nuovo modo di apprendere e pensare dei ragazzi: un  pensiero condiviso, socializzato, alle prese con una mole immensa di informazioni sempre accessibili. Partiamo da qui per ripensare l’insegnamento, le risorse, i tempi, i locali.  Siamo poi in una società globale: vogliamo fare i conti con una società cambiata e per certi versi “demograficamente salvata” dai nuovi italiani figli di immigrati? Va posto il tema delle disuguaglianze regionali, approfondito da Tuttoscuola. Ancora: il sistema scolastico è unico, ma le paritarie sono ancora neglette. Insomma, da queste analisi bisogna partire per innovare, non basta “distribuire” le poche risorse a pioggia.

Scegliere l’interesse generale senza inseguire corporativismi

In una crisi economica senza precedenti,  va considerato che la migliore strategia per uscirne non è solo risparmiare ma soprattutto spendere meglio in settori strategici come la formazione. Ma ha senso che le diverse categorie si diano battaglia nel campo della scuola? L’interesse generale non sempre coincide con quello particolaristico. A questo proposito aprire con coraggio il tema dell’avanzamento di carriera dei docenti è a mio parere doveroso. Ugualmente, investire sulla valutazione e l’autovalutazione delle scuole, dei docenti, degli studenti (il nucleo di autovalutazione va realizzato). La formazione obbligatoria dei docenti è fondamentale, ad esempio sui BES, e realizzabile anche senza troppo dispendio se creeremo, come propongo, una alleanza tra scuola e Università.

Così come, nel reclutamento e nelle abilitazioni, bisogna evitare di dare messaggi di disimpegno a chi ha investito sullo studio: chi ha vinto i TFA ordinari, chi ha conseguito una Laurea in Formazione Primaria, chi ha buoni voti alle scuole superiori e alla maturità… I meccanismi per incentivare questo tipo di merito (non quello ereditato solo dalla classe sociale di appartenenza) vanno trovati, altrimenti prevalgono solo parametri come l’anzianità o vince la ricerca del consenso elettorale.   

Imparare dalla ricerca

E’ importante ritessere il rapporto tra la ricerca psicopedagogica e le decisioni politiche, oggi troppo distanti. Se studi evidence-based e esperienze internazionali analizzano molti fenomeni e aiutano a trovare soluzioni, perché non utilizzarli? Sulla dispersione, sui BES, sulla scuola aperta, sull’alternanza scuola-lavoro e su molti altri temi possiamo essere aiutati nel prendere decisioni motivate.

*Pedagogista, capogruppo dei deputati di Scelta civica in commissione Cultura della Camera