Meritocrazia/2. Ma per la Gilda degli insegnanti sarebbe controproducente

I sindacati in materia di premio al merito, almeno per quanto riguarda gli insegnanti, sono assai cauti, e non vanno oltre un riconoscimento di principio. Contrarissimi, naturalmente, i Cobas.

Ma per nulla convinta si mostra anche la Gilda degli insegnanti, secondo la quale “la meritocrazia sembra essere diventata il cavallo di battaglia di tutti i politici impegnati in questa campagna elettorale“, ma in realtà non può essere considerata la via maestra per risolvere i tanti problemi che affliggono il mondo della scuola“, come dimostra l’esperienza del fondo d’istituto: “un esperimento, seppur in misura ridotta, di premiazione di chi si impegna di più e che, invece, ha ridotto la scuola a un progettificio inutile“.

Anzi, obietta la Gilda, c’è da dubitare che pagare di più “i cosiddetti migliori” spingerebbe i colleghi a imitarli. Potrebbe anzi “scattare il fenomeno opposto, considerato che i più bravi premiati sarebbero pochi“.

Una obiezione, si ricorderà, che fu mossa anche al “concorsone” ideato nel 1999 da Luigi Berlinguer (e in un primo momento sostenuto anche dai sindacati confederali e dallo SNALS), che avrebbe portato benefici economici di una certa consistenza al 20% degli insegnanti.

Secondo la Gilda “invece di studiare contorti meccanismi per individuare gli insegnanti degni di merito sarebbe preferibile cominciare a premiare i tanti maestri e le tante maestre che, come emerge dall’indagine Ocse-Pisa (si tratta, in realtà, della IEA-PIRLS, ndr), risultano tra i più bravi in Europa“.