Merito individuale/2. Perché sì: per Oliva (TreeLLLe) il bonus deve premiare la reputazione

Un punto di vista diametralmente opposto a quello anti-individualistico sostenuto dai sindacati è stato esposto da Attilio Oliva, presidente della Associazione TreeLLLe, in un articolo comparso sul Corriere della Sera dello scorso 1° giugno, intitolato ‘Bonus ai docenti. Assegnarli bene migliora la scuola’.

A suo avviso il bonus (circa una mensilità netta, una specie di quattordicesima) “non si dovrebbe attribuire a più del 10% dei docenti di ciascun istituto. Se si attribuisse il bonus al 20% del corpo insegnante la cifra già si dimezzerebbe”, e diventerebbe poco significativa (“una piccola mancia”).

I benefici derivanti da questa impostazione, sostiene Oliva, sono tre: il primo è quello di mettere in moto un meccanismo di emulazione tra gli insegnanti; il secondo è quello di premiare la qualità professionale dei docenti più apprezzati in ogni scuola; il terzo, infine, sarebbe quello di rendere più attraente la professione di insegnante agli occhi dei migliori studenti, mostrando che anche nella scuola è possibile ottenere retribuzioni superiori se si dimostra di possedere una elevata capacità professionale.

Ma in che modo, con quale metodo, il dirigente scolastico dovrebbe selezionare il 10% dei docenti da premiare? Non attenendosi ai ‘criteri’ definiti dal Comitato di Valutazione, che potrebbe anche indicare una percentuale più alta (per esempio l’80% suggerito da Pino Turi, segretario della Uil scuola) o nessuna percentuale.  Il dirigente, secondo il presidente di TreeLLLe, dovrebbe scegliere sulla base della ‘reputazione’ dei docenti, da rilevare attraverso sondaggi e questionari “per poi emettere il suo giudizio ben ponderato”.

Un meccanismo che può funzionare, a nostro avviso, solo se ha l’esplicito consenso del Comitato di valutazione, e in particolare quello degli insegnanti. Altrimenti il rischio della conflittualità, della competizione individualistica, di comportamenti opportunistici da parte dei docenti o autoritari da parte dei dirigenti, sarebbe elevato, e guasterebbe quel clima di collaborazione e di reciproca disponibilità che tutti gli studi sui sistemi educativi ritengono necessario per il buon funzionamento della scuola. Un dirigente scolastico che voglia porsi come leader educativo (e non imporsi come (“capo”) non può che cercare quel consenso.