2025. La maturità del ‘rispetto’

Per la prova di italiano il 40,3% dei maturandi 2025 ha scelto la traccia relativa al “rispetto”, ispirata a un articolo delgiornalista Riccardo Maccioni di Avvenire, intitolato “‘Rispetto’ è la parola dell’anno Treccani. E serve per respirare”. Il tema, proposto nell’ambito della “Tipologia B – Analisi e produzione di un testo argomentativo”, è stato di gran lunga preferito agli altri, e non era affatto scontato, considerando che tra le altre tracce ne comparivano alcune di sicuro interesse per i giovani, come quella tratta dal testo di Anna Meldolesi e Chiara Lalli “L’indignazione è il motore del mondo social. Ma serve a qualcosa?”, scelta dal 15,4%, o quella tratta da un brano di Paolo Borsellino “I giovani, la mia speranza”, scelto dal 13,6%.

Nettamente distanziate, anche nei licei, le tracce della tipologia A (Analisi e interpretazione di un testo letterario italiano, con brani di Pasolini e di Tomasi di Lampedusa), a conferma del declino della valenza letteraria dell’italiano in favore della sua utilizzazione come strumento di comunicazione e di riflessione.

Quando, nel dicembre 2024, l’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani annunciò di aver scelto “rispetto” come parola dell’anno, spiegò di averlo fatto “per la sua estrema attualità e rilevanza sociale”. Valeria Della Valle e Giuseppe Patota, condirettori del Vocabolario Treccani, sottolinearono in tale occasione che la parola rispetto “dovrebbe essere posta al centro di ogni progetto pedagogico, fin dalla prima infanzia, e poi diffondersi nelle relazioni tra le persone, in famiglia e nel lavoro, nel rapporto con le istituzioni civili e religiose, con la politica e con le opinioni altrui”

Motivazioni e auspici poi ripresi da Maccioni nell’articolo proposto ai maturandi. Andrebbe peraltro anche notato che la stessa parola, “rispetto”, è stata più volte posta dall’attuale ministro, Giuseppe Valditara, al centro delle sue proposte tese a rilanciare il ruolo della scuola come fondamentale agenzia di educazione civico-politica: rispetto per le regole (anche grammaticali…), per le istituzioni, per tutti i coetanei, compresi i più deboli e i diversi, per le donne (obiettivo inserito nel curricolo come insegnamento obbligatorio). E rispetto per la figura, e anche per l’autorità (non solo autorevolezza) dei docenti da parte degli alunni e dei loro genitori. 

Non sembra casuale che il ministro Valditara, cui compete la scelta delle tracce, abbia inserito il tema del rispetto tra quelli proposti agli studenti. A giudicare dall’alto gradimento registrato tra gli studenti, non si è trattato però di una scelta strumentale (funzionale, cioè, a obiettivi politici contingenti del ministro), ma di un invito, raccolto per fortuna da molti, a riflettere su un grave problema del nostro tempo.  Un problema che riguarda la funzione della scuola non solo come fattore di istruzione ma anche di educazione. Un rapporto da sempre complesso, come ricorda lo psicologo e saggista Umberto Galimberti nel suo interessante commento/riflessione sull’esame di quest’anno, pubblicato su Repubblica. Lo riprendiamo nella notizia successiva.

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