Maturità 2020: torna la storia (ma la prova è di italiano)

Maturità 2020/2

Il tema storico, escluso nella maturità 2019 dalle tipologie di base della prova scritta di italiano, tornerà dunque con tutti gli onori a far parte delle tracce che saranno offerte a tutti i candidati nell’esame di Stato 2020. La storia sarà obbligatoriamente oggetto di una delle tre tracce della ‘tipologia B’, quella che chiede agli studenti di analizzare e produrre un testo argomentativo.  Spetterà sempre alla Commissione tecnica del MIUR preparare e sottoporre al Ministro le tracce, compresa quella monografica di storia, ma questo non dovrebbe precludere la possibilità che anche in altre tracce sia dato spazio a una lettura storica degli argomenti proposti.

C’è stata una mobilitazione di intellettuali che ha aperto un dibattito importante sul ruolo dell’insegnamento della Storia nella formazione dei nostri ragazzi”, ha spiegato il ministro Fioramonti, aggiungendo che “la scuola non è un mondo chiuso, ma permeabile alle idee e proposte della società civile” e che “proporre anche una traccia storica nella prova scritta di Italiano non cambia l’esame, offre una possibilità in più. Una possibilità importante che conferma il valore della conoscenza del passato per preparare al meglio il futuro”.

Poi ha fatto una precisazione importante: “Partiamo col tema di storia per avviare un percorso che vuole rafforzare lo studio di questa disciplina nelle scuole di ogni ordine e grado, in maniera innovativa ed efficace”. Ecco, il vero problema non era (e non è) quello di tornare indietro ripristinando il tema storico tra le tipologie previste per la prova di italiano della maturità 2020 ma quello di guardare avanti facendo della cultura e della sensibilità storica uno dei pilastri della formazione futura. Solo allora, alla fine di quel percorso di rafforzamento, crescerà la percentuale di candidati che sceglierà il tema di storia. Altrimenti, in mancanza di una autentica rimotivazione verso la storia, torneranno le percentuali insignificanti che indussero a suo tempo la commissione presieduta dall’italianista Luca Serianni a escludere la storia dal ventaglio di prove destinate a valutare in primo luogo – va ricordato – la competenza linguistica.