Maturità 2019: la storia è un bene comune. L’Italia che non vuole perdere la memoria

“Repubblica” sta dando visibilità all’appello, “La storia è un bene comune”, lanciato da Andrea Giardina (storico), Liliana Segre (senatrice a vita) e Andrea Camilleri (scrittore), affinché nell’esame di maturità sia ripristinata nella prima prova scritta la traccia di storia, cancellata già per il prossimo esame di Stato.

L’appello sta raccogliendo migliaia di sottoscrizioni da esponenti del mondo della cultura, dell’arte, dell’università e della scuola. Storici e intellettuali sono intervenuti su questa esclusione fin da quando nel febbraio scorso la nuova maturità ha preso corpo.

Anche altri studiosi hanno rivolto un appello al governo: “La storia è il pilastro su cui si fonda la nostra scuola e i nostri licei; ridurne lo studio significa distruggere il nostro Paese e la sua identità. Eliminarla dai programmi sarebbe un suicidio collettivo”, ha detto nei giorni scorsi il prof. Luigi Miraglia, direttore dell’Accademia Vivarium novum in chiusura del convegno Communis Hereditas a Villa Falconieri a Frascati.

Il ministro dell’istruzione, Marco Bussetti, ha risposto a quelle prese di posizione con una lettera in cui sosteneva che la storia “potrà essere proposta, in modo trasversale, non in una sola tipologia di prova, ma in più tracce. Nell’analisi di un testo letterario, come anche nell’analisi e nella produzione di un testo argomentativo” e sottolineava quanto questa “distribuzione” fosse stata gradita dagli studenti nei test di simulazione dell’esame.

La precisazione del ministro non ha convinto i promotori dell’appello “La storia è un bene comune”, che ritengono che la conoscenza della storia “è un principio di democrazia e di uguaglianza tra i cittadini. È un sapere critico non uniforme, non omogeneo che rifiuta il conformismo e vive nel dialogo”.

La comunicazione semplificata tipica dei social media– si legge nel manifesto – fa nascere la figura del contro-esperto che rappresenta una presunta opinione del popolo, una sorta di sapienza mistica che attinge a giacimenti di verità che i professori, i maestri, i competenti occulterebbero per nascondere privilegi”.

Si negano fatti ampiamente documentati; si costruiscono fantasiose contro-storie; si resuscitano ideologie funeste in nome della de ideologizzazione”.

I promotori chiedono al ministro Bussetti di revocare la cancellazione della prova di storia dall’esame di maturità, che le ore dedicate alla disciplina nelle scuole vengano incrementate e non ulteriormente ridotte, che dentro l’università sia favorita la ricerca.

Repubblica si rivolge al presidente Mattarella affinché queste voci vengano ascoltate.

La sottoscrizione del manifesto su Repubblica.it.