Maturità, si decide a gennaio. Forse

Molti hanno tirato un respiro di sollievo quando, all’ultimo momento, si è appreso che dal testo della Legge di stabilità era stata tolta la norma che avrebbe ripristinato per l’esame di maturità la commissione tutta interna, tranne il presidente, di morattiana e non fausta memoria.

Di “opportuno ripensamento” ha parlato in una nota l’ANP, che aveva aderito all’appello lanciato da Giorgio Allulli, sottoscritto online da migliaia di docenti e da molti dei maggiori esperti di scuola, affinché non si procedesse con un’operazione che andava in direzione esattamente opposta a quella suggerita dall’Ocse e dalla Ue, favorevoli all’utilizzazione di esaminatori ‘terzi’ per la valutazione degli apprendimenti.

Non è detto che il governo e il ministro Giannini, che si era notevolmente esposta in favore dei commissari tutti interni, abbandonino del tutto il proposito: “Abbiamo un veicolo ideale per tutti questi temi che è il decreto scuola che sarà fatto a gennaio”, ha detto il ministro, intervistata da Rainews 24. Quella è la sede in cui parlare di tutto. Anche dei dettagli quindi, anche della composizione delle commissioni”.

Sembra improbabile tuttavia, vista la levata di scudi contro il provvedimento inserito nella bozza della Legge di stabilità, che il governo lo riproponga negli stessi termini. Se a gennaio si tornerà sull’argomento, e sempre che non si decida alla fine di rinviare tutto al 2016 a causa dei tempi troppo stretti per applicare le novità già nel 2015, non si potrà ignorare la forte e diffusa richiesta di rendere l’esame più attendibile dal punto di vista della valutazione e certificazione dei risultati delle prove.

In questa direzione potrebbero andare misure come l’introduzione di una quarta prova nazionale (o terza, al posto di quella attuale, vistosamente localistica e autoreferenziale) e di griglie di correzione delle prove disciplinari vincolanti per gli esaminatori. Misure che a nostro avviso potrebbero essere sperimentate già nel 2015.

Ma se si dovesse decidere per il rinvio al 2016 potrebbero essere messe in cantiere ulteriori innovazioni che leghino meglio l’esame alle successive attività di studio o lavoro, per esempio consentendo al candidato di sostenere l’orale su tre discipline da lui scelte, e vincolando ad esse il tipo di corsi universitari o tecnici superiori ai quali potrebbe iscriversi. In questo quadro andrebbe riconsiderata anche la possibilità di ridurre la durata degli studi secondari a quattro anni.