Mastrocola&Ricolfi/2. Il problema c’è, la soluzione va cercata

Il problema della disuguaglianza delle opportunità, a danno in primo luogo degli studenti economicamente e socialmente più deboli, è stato ampiamente studiato dalla sociologia dell’educazione nazionale e internazionale (per una panoramica si veda il recente saggio di Benadusi e Giancola Equità e merito nella scuola), e il lavoro di Mastrocola e Ricolfi sulla scuola italiana si inserisce a pieno titolo in questo filone di studi.

Se ne differenzia nettamente, però, per l’aspra e polemica condanna di tutte le politiche sostenute nel tempo dai “progressisti”, dalla unificazione della scuola media alla liberalizzazione degli accessi universitari fino all’accento posto sul diritto degli studenti al successo formativo anziché sul loro dovere di impegnarsi e studiare per conquistarselo.

Ma quale terapia consigliano questi autori per curare il “danno scolastico” provocato dalle politiche progressiste? Sostanzialmente, anche se non viene presentata una proposta organica, la terapia sarebbe quella di “riconoscere l’errore (quello di aver abbassato gli standard, NdR). E cercare di riscattarci, ripensando la scuola da zero e ricostruendola, pezzo per pezzo” (pag. 173). Si dovrebbe insomma ripartire dalla scuola dell’infanzia e primaria innalzando gli standard di apprendimento e puntando sulla padronanza delle competenze di base da parte degli studenti, anche a costo – par di capire – di reintrodurre procedure selettive. Una strada che ricorda per alcuni aspetti quella intrapresa nel 1988 da Margaret Thatcher con il varo del National Curriculum, lanciato in polemica con il modello comprehensive dei precedenti governi laburisti, accusato di aver abbassato la qualità della scuola britannica.

Non sappiamo se Mastrocola e Ricolfi abbiano pensato a questo riferimento, va osservato tuttavia che il National Curriculum nacque dopo anni di elaborazione teorica, sponsorizzata dall’astro nascente del Conservative Party, e che faceva parte di un più ampio progetto di rilancio del ruolo del Regno Unito in Europa e nel mondo. Non ci sembra proprio che in Italia esistano condizioni in qualche modo paragonabili. Inoltre, sono passati più di trent’anni, e la rivoluzione informatica ha completamente modificato i tempi, i modi e in parte anche i contenuti dei processi di apprendimento. Da questo nuovo contesto occorre ripartire, fermo restando che il problema posto da Mastrocola e Ricolfi – quello delle conseguenze perverse di alcune (non tutte) riforme “progressiste” realizzate in Italia – ha una reale consistenza e va affrontato. Guardando certamente al futuro.(O.N.)

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