Maestre del piccolo Giuseppe sospese, ma colpevolizzare non serve. MIUR rifletta su scuola e famiglia

L’INTERVENTO
Di Vittorio Lodolo D’Oria

A cosa ha portato la morte del piccolo Giuseppe a Crispano? Madre e compagno in galera, dirigente scolastica e maestre sotto processo, sospese e in odore di licenziamento. Siamo sicuri che sia questa la soluzione giusta o stiamo uccidendo Giuseppe una seconda volta? Galera e licenziamento sono davvero la formula adatta a sanare un problema che affligge le due agenzie educative per eccellenza?

Che la famiglia sia in crisi fin dalle sue radici identitarie non è un mistero per nessuno, e la scuola, soprattutto quella dell’Infanzia e Primaria, è chiamata a supplire alle mancanze della prima. Tuttavia, mai come oggi, la “scuola dei piccoli” si è trovata nell’occhio del ciclone anzi, delle telecamere nascoste con tutti i limiti dei metodi d’indagine. In un solo anno è stato frantumato ogni record superando i 100 procedimenti processuali nei confronti di oltre 200 maestre inquisite. Eppure, sorprendentemente, non si è registrato un solo intervento del MIUR che affrontasse sistematicamente col Ministero di Grazia e Giustizia un fenomeno che è esclusivamente italiano (isteria collettiva unita a improbabili metodi d’indagine?). A tutto ciò va aggiunto il clima di scontro tra scuola e famiglia che ha visto moltiplicarsi, nel tempo, le aggressioni ai docenti a tutti i livelli d’insegnamento.

Questo è oggi il clima in cui operano le maestre: terrore d’intervenire in casi di famiglie sfasciate; timore di segnalare o mettere per iscritto evidenti segni di violenza sui bambini; paura di aggressioni e minacce da parte di genitori (o patrigni); coinvolgimento di servizi sociali che richiamano le recenti vicende di Bibbiano o quelle meno recenti della Bassa Modenese (vedi il libro “Veleno” di Pablo Trincia).

Nonostante ciò, siamo totalmente concentrati nel voler punire sommariamente i “colpevoli” senza invece ragionare sulla prevenzione da attuare perché non si abbiano più a ripetere fatti simili.

E allora proviamo ad alzare lo sguardo per capire l’insegnamento che ci ha offerto il piccolo Giuseppe, operando la giusta lettura dei fatti.

  • I veri fatti di sangue gravi avvengono tra le mura domestiche e NON a scuola. Lo stanno a dimostrare gli oltre 200 procedimenti legali occorsi nell’ultimo quinquennio a carico di circa 300 maestre inquisite per abuso dei mezzi di correzione o maltrattamenti.
  • A differenza dei casi di presunti maltrattamenti da parte delle maestre in cui sono i bimbi a raccontare i fatti ai genitori, Giuseppe ci insegna che i bambini non raccontano le angherie, ancorché letali, che subiscono a casa.
  • La scuola, attraverso le maestre, può talvolta intercettare i problemi familiari e segnalare tempestivamente per iscritto gli stessi al dirigente per attivare in seconda battuta l’intervento dei servizi sociali.
  • Il rischio di omessa segnalazione va scongiurato affrontando con riunioni periodiche aventi all’ordine del giorno la salute e la serenità dei bambini. Ogni segnalazione deve essere inderogabilmente messa agli atti per iscritto dalle insegnanti.

Anziché sanzionare maestre e dirigente, che si porteranno il peso di questa vicenda per tutta la vita, credo che il piccolo Giuseppe considererebbe utile se il MIUR si concentrasse sui grandi temi che questa storia ci suggerisce e su quelli dimenticati ma strettamente correlati:

  • Riavvicinare scuola e famiglia scongiurando aggressioni degli insegnanti e favorendo un clima sereno, collaborativo e di reciproco rispetto con i genitori degli alunni.
  • Far cessare la caccia alle streghe delle maestre con metodi quali le intercettazioni (fenomeno – ripeto – solo italiano) quando gli obiettivi di incolumità dei bambini sono perseguibili dai dirigenti scolastici e loro collaboratori.
  • Restituire il prestigio alla professione insegnante operando sui seguenti ambiti: salute professionale (80% inidoneità insegnamento presenta oggi diagnosi psichiatrica); salario (tra i più bassi della UE); previdenza (età di pensionamento più alta d’Europa).

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