Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Ma le scuole possono disobbedire?

Forti polemiche a seguito della decisione di alcuni dirigenti scolastici – ma soprattutto di quello della scuola primaria romana Iqbal Masih – di non effettuare il minuto di silenzio in occasione dei funerali di Stato dei sei soldati italiani che hanno perso la vita in Afghanistan.

Come già riferito, il ministro Gelmini ha chiesto subito scusa alle famiglie dei sei paracadutisti caduti a Kabul: “La missione fondamentale della scuola“, ha detto, “è educare alla cittadinanza, dunque tutti coloro che operano al suo interno dovrebbero rispettare e insegnare a rispettare persone che, correndo rischi altissimi, lavorano per riportare la civiltà in zone devastate, costruendo scuole e ospedali“.

Ma il deputato PDL Fabio Rampelli, componente della commissione Cultura della Camera, non si accontenta, e chiede al ministro Gelmini di “avviare urgentemente un’ispezione nella scuola e di verificare se non esistano gli elementi per emettere un provvedimento disciplinare nei confronti di una persona che si sente più una gruppettara ultracomunista che un’istituzione scolastica“.

Esistono i presupposti per procedere in questo senso? La cosa è discutibile, anche perché sia nel comunicato stampa che riferisce le decisioni di Palazzo Chigi, sia in quello del ministro, le scuole sono solo “invitate” ad osservare il minuto di silenzio. Non si usano espressioni più obbliganti come “si dispone che…”.

Anche per quanto riguarda l’esposizione della bandiera a mezz’asta il comunicato del ministro si limita ad “invitare” le scuole (“Si invitano, inoltre, le scuole ad issare a mezz’asta le bandiere in segno di lutto“). Nel riferire le decisioni di Palazzo Chigi, invece, il MIUR è più tassativo, perché  il relativo comunicato si conclude così: “Le bandiere nelle scuole verranno esposte a mezz’asta, in segno di lutto“. E questo sembra più un ordine che un invito.

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