Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Ma in matematica gli alunni stranieri sono più bravi!

Gentilissimi,
un breve commento a margine dell’articolo sull’abbassamento degli standard di insegnamento alla Eberhard-klein-Schule.
Insegno fisica (o forse, meglio, dovrei dire: sono un 52enne precario titolare da 13 anni, con più o meno diritto, di contratto a t. d. sulla c. c. A038) negli istituti tecnici della provincia di Roma. Lo stesso tipo di istituto (nominalmente!) da cui sono uscito nel ’71.

La mia impressione, sulla base della poca esperienza fin qui maturata nell’integrazione di alunni dell’est europa e sud america, è sconfortantemente la seguente.
Avete ragione nel sottolineare le difficoltà linguistiche. Per il resto, in campo matematico/scientifico gli alunni con una preparazione svolta all’estero possono dare lezione ai nostri. Sono loro ad avere un danno inserendosi nelle nostre classi.
Avete riscontri diversi?

Resto sempre più convinto che la ‘conoscenza’ – l’apprendimento mnemonico, sì! – delle tabelline entro la prima o seconda elementare (mi piace chiamarle ancora così) debba essere ‘conditio sine qua non’ per il passaggio alla classe successiva. (Qualcosa del genere era previsto anche in ‘Lettera a una professoressa’, se non erro!).

Vedendo mia figlia alle prese con elettroni e nuclei atomici in 4^ elementare le chiesi: ‘i tuoi compagni di classe conoscono tutti le tabelline, vero?’ La risposta fu un sorriso ironico.
“Andiamo avanti così, continuiamo a farci del male”.

Stefano Falomi

P.S.Si potrebbe ipotizzare che l’accertamento della conoscenza avvenga durante una bella e allegra festa pubblica, alla presenza del sindaco o chi per lui, e della cittadinanza, intercalato dai diversi spettacolini musicali, teatrali ecc in cui si convogliano tante energie dei nostri ‘giovani virgulti’. Se poi non li si vogliono bocciare per l’aritmetica perchè mostrano già spiccate attitudini velinistiche, …..

Tuttoscuola aveva scritto (da TuttoscuolaFOCUS n. 107/203):

Il fallimento della scuola multiculturale tedesca. Un insuccesso che fa pensare
A Berlino 10 anni fa il provveditore agli studi aveva voluto sperimentare una scuola modello, la Eberhard-Klein-Schule, un istituto tecnico multiculturale: metà tedeschi e metà stranieri.
Aveva laboratori per l’arte e la musica, officine tecniche, una bella biblioteca, abbondanza di insegnanti, programmi sperimentali.
Oggi in quell’istituto – come ha riferito in un ampio reportage “La Stampa” di venerdì 10 giugno – non c’è neanche uno studente tedesco. Gli ultimi cinque se ne sono andati su consiglio dello stesso preside dell’istituto: erano diventati loro gli stranieri.
Gli altri tedeschi se ne erano andati da tempo, da quando gli standard di insegnamento dell’istituto si erano abbassati sempre più per consentire agli stranieri di adeguarsi.
“Ad uno ad uno i ragazzi più preparati se ne sono andati tutti”. ” La scuola poteva offrire solo classi di livello sempre più basso.
Gli insegnanti tedeschi si sentono abbandonati anche dai tedeschi progressisti e che votano a sinistra, i quali cambiano quartiere per non mandare i figli in una scuola multietnica, perché “hanno paura che non possano progredire come dovrebbero, che i programmi vengano rallentati o ridotti per tenere il passo dei più sfavoriti”.
L’esperienza tedesca deve far riflettere sui modi per realizzare anche da noi un’integrazione seria.
Una prima questione che emerge dal servizio giornalistico è il gap linguistico che impedisce a molti stranieri di accedere alla pari agli insegnamenti. Sembra essere, dunque, questa la priorità, lo snodo per rendere possibile l’integrazione: investire sull’apprendimento linguistico, precocemente se possibile, e continuativamente.

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