Ma basta alzare l’asticella dell’obbligo, se la dispersione aumenta?/1

Il biennio unitario nel 2° ciclo con obbligo scolastico fino a 16 anni, proposto nel programma dell’Unione, è al centro del dibattito e di considerazioni critiche sia a destra che a sinistra.
Tuttoscuola” vuole aggiungere un ulteriore elemento di riflessione riproponendo e approfondendo i dati, già in parte anticipati tre settimane fa (cfr. TuttoscuolaFOCUS n. 138/235), sulla dispersione scolastica negli istituti secondari di 2° grado, e apparentemente sfuggiti a molti.
Dall’analisi dell’andamento delle presenze degli studenti di istruzione secondaria dal 1° al 5° anno di corso negli istituti statali italiani, osservato dal ‘95 in avanti per 7 quinquenni, salta fuori un dato inatteso.
Nel quinquennio 1995/96-1999/00 su 100 studenti iscritti al 1° anno sono arrivati al 5° anno in 63 (37 si sono dispersi, tra abbandoni, passaggi, etc.). L’anno dopo se ne sono dispersi in 35, e poi giù fino al minimo storico per i ragazzi del quinquennio 98-2002: dispersione del 30%.
Con l’anno scolastico 1999-2000 l’Italia ha introdotto l’innalzamento dell’obbligo di un’altra annualità, portando negli istituti di istruzione secondaria 20-30 mila studenti in più all’anno. Era da aspettarsi una riduzione della dispersione. Nient’affatto.
Da allora la dispersione percentuale ha ricominciato a salire: 31% per i ragazzi del primo quinquennio dopo l’introduzione dell’obbligo, poi 32, fino al 33% dell’ultimo quinquennio completo 2001-2005. E questo trend a “U“, per così dire si è ripetuto in tutte le Regioni.