L’ulivista Bastico più leghista di Bossi?

La devoluzione contenuta nel disegno di legge costituzionale proposto dal ministro Bossi prevede che le Regioni, con proprie leggi, curino l’organizzazione scolastica, strutturino l’offerta dei programmi educativi, garantiscano la gestione degli istituti scolastici. Allo Stato, secondo la proposta leghista condivisa dal Governo e già approvata in prima seduta dal Parlamento, compete la definizione esclusiva delle norme generali quali: l’ordine degli studi, gli standard di insegnamento, le condizioni per il conseguimento e la parificazione dei titoli di studio.
La recente proposta ulivista della regione Emilia-Romagna, proposta dall’assessore Bastico, sembra andare ben oltre, proponendo una vera e propria controriforma nei riguardi della recente legge sull’istruzione e la formazione, approvata dal Parlamento su proposta del ministro Moratti, a cominciare, ad esempio, dal biennio unitario del dopo scuola media; dai progetti di continuità tra scuola materna ed elementare e tra elementare e media; dall’avvio della stessa riforma regionale già dal prossimo anno scolastico o, comunque, con sperimentazione diffusa.
Tutto questo in quali scuole? In quelle statali, naturalmente, come se fossero diventate improvvisamente proprietà regionale.
Quasi un sistema di istruzione e formazione alternativo a quello statale: altro che Bossi!
Se invece tutta la legge vuole essere, come provocazione, una proposta a cui le istituzioni scolastiche possono aderire, il tutto è destinato a quella fine ingloriosa dell’accordo tra il ministro Berlinguer e la medesima Regione nel 1996 con il quale si voleva affidare proprio all’Emilia-Romagna il compito di sperimentare l’autonomia scolastica nelle scuole (statali) della regione, perché il vincolo attuale delle scuole emiliano-romagnole è quello di attuare la riforma statale, anziché quella regionale. La qualità o il gradimento dell’una o dell’altra sono fatti irrilevanti.