L’orario antimeridiano nella primaria

Cade un tabù durato 12 anni nella elementare: si può svolgere l’intero orario settimanale tutto al mattino. Lo prevede la proposta di sperimentazione che è anche la base di riforma del ministero.
La riforma degli ordinamenti nel 1990 della scuola elementare aveva introdotto un aumento di orario delle attività didattiche (passato da 24 a 27/30 ore settimanali) con l’obbligo di effettuare uno o più rientri pomeridiani.
I rientri pomeridiani erano stati per alcuni anni il tormentone che aveva messo in crisi genitori, amministrazioni comunali (per i servizi di mensa e trasporto) e docenti, tanto che la stessa legge istitutiva aveva concesso una deroga temporanea in attesa della predisposizione dei necessari servizi e attrezzatura dei locali.
Gradualmente le scuole si erano riorganizzate con uno o più rientri pomeridiani; erano stati previsti servizi di mensa e potenziamento dei trasporti scolastici. Un riordino organizzativo di notevole impegno anche finanziario (in alcuni casi poco onorato nelle zone centro-meridionali) per assicurare ai ragazzi tempi distesi per gli apprendimenti.
Ora non più. Nella proposta ministeriale di progetto sperimentale e negli esempi orari allegati, i rientri pomeridiani diventano un’opzione con previsione anche di tutto l’orario delle lezioni (27 o 30 ore) tutto al mattino per sei giorni alla settimana.
È la fine di una linea pedagogica dell’uso del tempo in funzione della qualità degli apprendimenti; è un’occasione insperata per i Comuni per risparmiare su mense e servizi; è la restituzione di più tempo libero pomeridiano per i ragazzi. Alcune famiglie saranno contente (specie chi intende far svolgere ai bambini attività extrascolastiche), per altre si porranno problemi di assistenza. Fermo restando che l’orario antimeridiano è solo una delle opzioni che si intende offrire alle famiglie.