L’obbligo in Europa. Un seminario della Fondazione Italianieuropei

Obbligo o diritto di istruzione? Il dubbio è affiorato tra il non folto, ma qualificato pubblico intervenuto al seminario promosso 9 novembre a Roma dalla Fondazione Italianieuropei, il think tank presieduto da Massimo D’Alema e Giuliano Amato.

Il fatto è che l’ampia relazione comparativa presentata da Giorgio Allulli sull’obbligo di istruzione in Europa –  parte di un progetto della  Foundation of European Progressive Study, un centro studi europeo di ispirazione socialista – ha messo in luce come i sistemi scolastici che più riescono a conciliare gli obiettivi di una migliore qualità degli studi con quelli di una maggiore equità sono quelli che puntano sul successo degli individui agendo sul versante della domanda, e non dell’offerta di istruzione: sulla flessibilità dei percorsi e sulla motivazione degli studenti (e anche degli insegnanti), non su rigide prescrizioni normative. Insomma più sul diritto degli individui ad istruirsi perseguendo itinerari che valorizzino le loro potenzialità che sulla frequenza obbligatoria di una scuola che non soddisfa le loro esigenze, soprattutto quelle della popolazione scolastica più a rischio di esclusione.

Nella discussione, coordinata da Heidi Giusto per la Fondazione, sono intervenuti l’ex ministro delle Finanze svedese (socialdemocratico) Par Nuder, Mauro Palma, consulente scientifico della Enciclopedia Treccani per i temi dell’istruzione, e l’ex primo ministro italiano Giuliano Amato, che concludendo i lavori – e di fronte alla constatazione dell’inadeguatezza delle tradizionali ricette della sinistra sull’obbligo, incapaci di risolvere il problema dell’equità nella fascia dei 14-16 anni – ha proposto di concentrare gli sforzi sulla prevenzione degli insuccessi, la più precoce possibile. A 14 anni, ragiona Amato, i giochi sono fatti. Bisogna intervenire molto prima, cominciando da quella fascia da zero a tre anni nella quale spesso si precostituiscono le condizioni socio-culturali e linguistiche delle disuguaglianze di rendimento scolastico.