Litigare bene: buone prassi da usare in classe per insegnare a litigare

Di Vanja Paltrinieri

A litigare si impara da piccoli. È uno dei prerequisiti che ciascun bambino dovrebbe raggiungere al termine della scuola dell’infanzia, perché è questo il momento fondamentale in cui il bambino, così aperto agli apprendimenti nuovi e alle scoperte, può porre le basi per una competenza sociale oggi considerata la base per una convivenza civile. Tanti adulti non sanno litigare e spesso utilizzano la campo la strategia dell’evitamento, oppure urla a più non posso senza mai affrontare il nocciolo della situazione problematica e conflittuale. Per questo motivo la nostra scuola ha iniziato ad adottare il metodo Litigare Bene tre anni fa: oggi i bambini di allora hanno 6 anni, sono i “grandoni” che danno l’esempio a tutti gli altri e che nelle situazioni di vita in comune aiutano i più piccoli nell’autorganizzazione del litigio.

Ogni anno i gruppi classe cambiano aula, per questa ragione nelle due sezioni dei 5 anni è stato ricostruito il conflict corner e, mentre lo personalizzavano, le insegnanti hanno proposto di tenere memoria degli accordi stabiliti chiedendo ai bambini come si poteva fare. In una sezione hanno deciso di inserire un tavolino con una scatola di pennarelli, fogli per disegnare e una scatola per contenere gli accordi fatti; nell’altra, di ridisegnare un grande arcobaleno, porlo al di sopra di un divanetto morbido e di affiggere al muro una busta per gli accordi. Per i bambini di scuola dell’infanzia gli accordi si traducono nel disegno di un gesto di pace corredato da paesaggi solari e pieni di colore. Anche i bambini della sezione dei 4 anni hanno riorganizzato l’angolo dei litigi recuperando il cartellone che avevano preparato l’anno precedente ma aggiungendo il cestino della rabbia.

La decisione di inserire il cestino della rabbia è nata da una conversazione sulle emozioni: parlando della rabbia i bambini hanno raccontato le situazioni in cui si sentivano arrabbiati ed era emerso che tante volte nelle situazioni conflittuali è uno dei sentimenti prevalenti. Nella conversazione Andrea dice: “Mi arrabbio quando mio fratello non mi da un gioco”; Letizia: “Quando mio cugino scappa via e io devo correre avanti e indietro”; Samuele: “Quando la tata non gioca con me”. L’insegnante ha presentato il cestino della rabbia e ha chiesto loro se poteva essere utile per poter “buttare” via un po’ di rabbia, tutti i bambini della sezione hanno dimostrato entusiasmo per la proposta. Il giorno successivo la creazione del cestino della rabbia Sofia arriva a scuola, prende un pennarello e un foglio e fa un disegno, lo stropiccia e lo butta dicendo: “Stamattina ho litigato con la mamma, ero arrabbiata con lei, e adesso ho buttato via la rabbia”.

Da quel momento tutti i bambini della sezione iniziano ad accompagnare l’uso del conflict corner al cestino della rabbia e il cestino si riempie di fogli con litigi. A fine giornata l’insegnate vuota insieme ai bambini il cestino guardando insieme a loro i disegni. La sezione dei 3 anni era composta da un gruppo di bambini ancora molto piccoli, immaturi nel linguaggio. In accordo con le insegnanti, si è deciso di applicare il metodo come al nido per qualche mese: le maestre si sono limitate a fare i due passi indietro, non cercare il colpevole e non imporre la soluzione. Solo in seguito hanno iniziato a favorire l’accordo ed è stato individuato un divanetto dei litigi dove è possibile “parlare con calma”. Alla scuola dell’infanzia il conflict corner viene usato per quei litigi che lì per lì faticano a raggiungere un accordo. Abbiamo osservato infatti che spesso i bambini si confrontano nel luogo in cui nasce la controversia, per lo più legata al possesso di un giocattolo; solo quando le cose vanno per le lunghe e gli animi iniziano a scaldarsi qualcuno dei due litiganti si dirige verso l’angolo dei litigi, ma capita anche che uno spettatore esterno intervenga ricordando ai litiganti che “a litigare si va là”.

Il metodo Litigare Bene ha delle ricadute estremamente positive se adottato nella maniera giusta: solleva le insegnanti dal gravoso compito di essere giudici di qualcosa che in realtà non conoscono (per quanto un’insegnante abbia sotto controllo ciò che accade nella sezione, quando i bambini giocano liberamente non è possibile sentire il sorgere di un litigio, sapere chi ha iniziato e di chi è la ragione. È sicuramente molto più equo lasciare il confronto e che si trovi un accordo che meglio risponde a quella data situazione), e i bambini si sentono più responsabili e capaci di gestire le relazioni con i compagni. Dai 3 ai 6 anni, in famiglia, i bambini vengono considerati ancora piccoli cuccioli da accudire, incapaci di difendersi da soli: adottando questo metodo imparano l’arte della mediazione; capisco no attraverso l’esperienza a circoscrivere il loro ego ed il loro senso di onnipotenza; e superano anche la dimensione dello scontro “fisico”. La qualità della vita scolastica migliora e regna un clima molto più disteso. Anche i genitori, che all’inizio sono sempre dubbiosi, poi vedendo che nessuno si fa male e che i bambini ce la fanno anche da soli, non ostacolano il lavoro delle insegnanti; anzi raccontano che qualche bambino vorrebbe un conflict corner in casa e, se vede i genitori discutere, li invita a sedersi per parlare.

Articolo pubblicato su Conflitti

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Imparare ad utilizzare un metodo per accompagnare i bambini e i ragazzi nei litigi è una pratica innovativa che permette agli alunni di costruirsi una soggettività che includa gli altri e i legami con gli altri. Il litigio, come il conflitto, è un’esperienza di limite e di regolazione.

Il metodo “Litigare bene” ideato dal pedagogista Daniele Novara sostiene che sia possibile litigare e litigare con metodo. 

Il litigio non è più visto in termini colpevolizzanti e adulti e bambini possono essere aiutati a sviluppare le competenze necessarie per imparare a litigare in modo efficace, mantenendo vive le relazioni.
I bambini sono competenti ed è possibile sostenere maieuticamente lo sviluppo delle risorse e delle capacità che già hanno di relazionarsi tra loro per crescere nuovi adulti in grado di integrare il conflitto in relazioni efficaci e creative.

Ne parleremo in un webinar gratuito in collaborazione con CPP – Centro PsicoPedagogico per la gestione dei conflitti
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