Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

L’internazionalizzazione delle scuole aumenta, ma resta appena sufficiente

La scuola italiana prende appena la sufficienza in pagella in materia di internazionalizzazione. La stroncatura arriva da 402 presidi e 896 docenti intervistati da Ipsos per conto della Fondazione Intercultura e di Fondazione Telecom Italia.

Il 50% delle scuole italiane, secondo quanto rileva l’Ipsos (oggi a Roma è stato presentato il III Rapporto dell’Osservatorio nazionale sull’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità voluto da Intercultura), ha partecipato nell’anno scolastico 2010/11 ad almeno a un progetto internazionale, ma si allarga la forbice tra nord e meridione: mentre Sud e Isole arretrano (dal 57% del 2009 all’attuale 47%), il nord registra un buon incremento (ovest +3%, est +6%).

Il 23% delle scuole ha iniziato ad applicare il Clil (erano il 20% due anni fa), ovvero la docenza di alcune materie in lingua straniera e il 39% degli istituti prevede l’insegnamento di tre lingue, cinese compreso in alcuni rari casi. Un esercito di 4.700 studenti delle superiori (+34% in 2 anni) ha partecipato a un programma di mobilità individuale all’estero per un periodo compreso tra i tre mesi e l’intero anno scolastico e 1 classe su 3 ha all’attivo un’esperienza fuori dai confini nazionali.

Eppure, la scuola italiana, in quanto a livello di internazionalizzazione, a detta di presidi e insegnanti, merita solo un risicato 6,3 in pagella, a causa delle grosse barriere che ne frenano il processo.

I presidi intervistati da Ipsos lamentano la mancanza di fondi e l’impossibilità di ottenere dei finanziamenti (36%), ma risentono anche della scarsa disponibilità da parte dei prof(20%), della carenza di tempo e dei problemi economici delle famiglie (entrambi 10%).

Il limite principale per i docenti è invece la conoscenza delle lingue straniere, ritenuta carente per tre quarti degli insegnanti intervistati (74%). La problematica più forte (40%) è l’atteggiamento di chiusura, in parte anche culturale, che di fatto rende docenti e studenti più timorosi e insicuri rispetto ai colleghi stranieri, seguita da quelle burocratico-amministrative (29%) e dalla mancanza di risorse (27%).

La percezione che i docenti hanno di sé e del proprio impegno verso l’internazionalizzazione è positiva, comunque, anche tra quelli del sud (voto: 6,9), con alcune sfumature rispetto alla lingua insegnata: il voto più alto se lo attribuiscono gli insegnanti di lingue straniere, tra i più attivi nel processo di internazionalizzazione (8,3), quello più basso i docenti di materie umanistiche e tecniche (6,6).

L’elemento cruciale per il processo di internazionalizzazione delle scuole superiori – spiega Roberto Ruffino, segretario generale della Fondazione Intercultura – sembra essere il momento dell’iniziazione: occorre accompagnarle nella fase iniziale del processo per dare loro modo di continuare il percorso in piena autonomia“.

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