Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

L’integrazione difficile/3. Strategia multiculturale o interculturale?

Solo in anni recenti, dopo l’inizio del ventunesimo secolo, l’Italia ha registrato un afflusso di studenti stranieri di tale consistenza da rendere concretamente comprensibili, anche da noi, i termini del dilemma che altri Paesi di più antica tradizione immigratoria avevano incontrato già da tempo.

La scelta sul modo migliore per integrare gli immigrati era (ed è rimasta) tra due strategie: quella multiculturale, che punta sulla conservazione e sulla civile convivenza delle diversità (etnico-religiose, linguistiche, di organizzazione sociale), e quella interculturale, che mira al loro superamento in nome di un comune e condiviso principio di uguale cittadinanza.

Per quanto riguarda l’educazione dei giovani immigrati, la prima strada porta alla creazione o legittimazione di scuole frequentate e a volte direttamente gestite dalle minoranze etniche, con finanziamento pubblico. E’ stata la scelta, per esempio, del Regno Unito. La seconda opzione, quella interculturale, punta sulla compresenza nelle scuole pubbliche di studenti di diversa origine etnica, realizzata in modo tale da avere un forte grado di interazione e cooperazione tra i singoli alunni, a prescindere dalla loro provenienza. La Francia è il Paese che con maggiore determinazione ha scelto questa seconda via.

In Italia, anche per effetto della normativa costituzionale (principio di uguaglianza, divieto di finanziamento delle scuole non statali), la prospettiva multiculturale nel significato sopra accennato non ha mai avuto spazio, nemmeno nella forma della previsione di classi monoetniche. Anche il ministro Gelmini opta di fatto per il modello interculturale nel momento in cui esprime l’intenzione di contenere il numero massimo di alunni stranieri per classe al di sotto del 30%.  Su questo sembra esserci una convergenza bipartisan. In occasione delle recenti polemiche sul cambio di nome della scuola primaria Carlo Pisacane di Roma l’assessore all’Istruzione della Regione Lazio, Silvia Costa (PD), ha  suggerito di coordinare le iscrizioni con altre scuole del territorio, “per consentire le condizioni effettive di educazione interculturale, scelta dalla scuola italiana“.

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