L’impatto sulla scuola del ddl Zan, che divide la maggioranza

Il disegno di legge Zan (“Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”), che pure era stato approvato dalla Camera a larghissima maggioranza (qui il testo integrale), è successivamente diventato oggetto di una aspra controversia, che coinvolge anche il mondo della scuola, e che rischia di aprire una grave crisi politica. 

Sembra ormai certo, infatti, che i partiti che sostengono il governo Draghi si divideranno al Senato: alcuni, il PD in particolare (ma non tutti i suoi parlamentari), sono contrari a qualunque emendamento al testo varato dalla Camera; altri (Lega e Forza Italia, ma anche Italia Viva) ritengono invece che da tale testo vadano eliminati gli aspetti più divisivi: per esempio i riferimenti relativi alla discussa identità di “genere” e l’inutile (ne abbiamo discusso anche su Tuttoscuola) art. 4, rubricato Pluralismo delle idee e libertà delle scelte, così formulato: “Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”.

La prima parte dell’articolo (fino a “libertà delle scelte”) è pleonastica perché ripete quanto già scritto (meglio) nella Costituzione; la seconda (da “purché”, congiunzione condizionale e per definizione limitativa) è temeraria perché si presta a infinite interpretazioni: chi stabilisce se e in che misura l’esercizio del pluralismo delle idee produce un “concreto pericolo”? Una procura? Un giudice? D’ufficio? Dietro querela? E poi: che rischi corrono gli insegnanti di Religione Cattolica che parlano in classe dell’indissolubilità del matrimonio eterosessuale, uno dei sette Sacramenti secondo la Chiesa di Roma? O quelli di filosofia che parlano della morte di Dio e dell’avvento del Superuomo (anzi, “Oltreuomo”, “Übermensch”) in Nietzsche?

No, non ci siamo. La libertà di pensiero e di parola non ammette “purché”, e la violenza o la discriminazione restano tali chiunque ne sia vittima: etero, omo, bi, trans, inter-sessuali, e tutta la variegata categoria dei “queer” (letteralmente eccentrici, strani), l’ultimo neologismo creato per definire quelli che non si riconoscono in nessuna delle citate classificazioni. Ma che, come tutti gli altri, hanno il diritto di essere come sono in quanto individui, persone.

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