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L’immigrazione è in crescita. Tra gli adulti e sui banchi di scuola

Ieri mattina 29 aprile, il ministro dell’Interno Giuliano Amato e il sottosegretario Marcella Lucidi hanno presentato, in una conferenza stampa tenuta al Viminale, il primo rapporto del ministero dell’Interno sull’immigrazione in Italia, curato da Marzio Barbagli.

Dei dati del rapporto parlano tutti i principali quotidiani di oggi, anche se preferiscono soffermarsi maggiormente sui risultati di una parallela indagine qualitativa, dalla quale emergerebbe, negli italiani, una maggiore diffidenza verso gli immigrati e in particolare verso quelli di provenienza islamica e i loro luoghi di culto, le moschee.

Il rapporto fotografa un’immigrazione in aumento nel nostro Paese, nel quale gli stranieri sono il 5% della popolazione residente, con una loro maggiore presenza nel Centro Nord (6,8%), rispetto al Sud (1,6%).

L’età media dell’immigrato è 30,4 anni (un cittadino su 2  ha tra i 18 e i 39 anni), contro il 29,2% della popolazione totale della stessa classe di età. Un quarto degli stranieri è minorenne. Un bambino ogni 10 nati in Italia è figlio di genitori stranieri. Le comunità più numerose sono quelle albanesi e rumene, crescono i cinesi, i moldavi e gli ucraini e diminuiscono marocchini, tunisini e filippini.

Il rapporto perviene a risultati molto simili a quelli diffusi lo scorso ottobre dal Ministero della Pubblica Istruzione, per il quale nell’anno 2006/2007 nelle scuole italiane il 5,6% degli alunni era non italiano, mentre dieci anni prima (1997/98) era lo 0,8%.  

Del Rapporto, piuttosto lungo (ben 379 pagine, scaricabili qui), esamineremo i passi più importanti per quello che riguarda il mondo dell’istruzione, che è uno dei momenti più importanti delle politiche di integrazione.

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