Malore studentessa liceo Russell: c’è responsabilità dei docenti durante la co-gestione?

Il recente grave episodio della 15enne che al liceo Russell di Roma, durante la settimana didattica alternativa in co-gestione, è andata in coma etilico per avere bevuto (a quanto sembra) vodka, pone una serie di interrogativi, tra cui quello dell’onere di vigilanza sui minori da parte dei professori presenti, nonché quello della regolamentazione di tali iniziative da parte della scuola. L’ANP intanto esprime la sua preoccupazione sui fatti accaduti, e allo stesso tempo dichiara: «Non si devono scaricare tutte le responsabilità sul personale scolastico» anche se nessuno deve «sottrarsi alle proprie responsabilità, dirette e indirette». Cerchiamo di capire.

Mentre nei casi di occupazione (illegittima) e di autogestione (tollerata) gli studenti sono normalmente soli, senza la vigilanza diretta degli adulti, nella co-gestione (un’attività non ancora regolamentata da disposizioni nazionali e rimessa alla regolamentazione dell’istituto) i professori insieme agli studenti concorrono alla definizione e alla gestione delle tematiche scelte e alle modalità di effettuazione.

L’adulto presente ha, dunque, la responsabilità in vigilando (articolo 2048 del Codice Civile) nei confronti dei minori affidati per il danno da questi cagionato ad altri o a se stessi.

L’articolo 2047 del Codice Civile prevede che la responsabilità (risarcimento) per il danno causato o subito dal minore è dell’adulto tenuto alla vigilanza, a meno che provi di non avere potuto impedire il fatto.

A sua volta la scuola dovrebbe regolamentare lo svolgimento delle attività di co-gestione, individuando modalità e criteri per lo svolgimento delle attività. 

Questo, in sintesi, il quadro normativo che sta sullo sfondo del deprecabile incidente, ma, pur invitando i professori a non prendere troppo alla leggera la pretesa (comprensibile) di disporre di maggior autonomia da parte dei ragazzi, non sarebbe giusto riversare proprio su di loro (che caso mai hanno fornito anche un contributo personale e volontario per la riuscita dei ‘laboratori’ in co-gestione) la responsabilità di quanto accaduto.

In caso diverso, il rapporto docente-studente, anziché basarsi sulla fiducia e sulla responsabilizzazione dei ragazzi, vivrebbe su azioni di controllo autoritario con scarsa valenza educativa e formativa. 

La scuola, per parte sua, piuttosto che lasciarsi tentare dalla voglia di chiudere a catenaccio simili iniziative, favorendo (per reazione) forme alternative deprecabili, dovrebbe cercare di condividere con tutte le componenti scolastiche soluzioni adeguate al problema.

Mentre ci auguriamo che la studentessa del liceo Russell si riprenda dal coma e non ne esca con danni subiti, l’incidente può essere l’occasione per riflettere sulla co-gestione per meglio regolamentare, da parte delle scuole coinvolte, questo esercizio di libertà degli studenti, all’interno di un solido e non formale patto di corresponsabilità educativa.

 Del nostro stesso parere sembra essere l’ANP: «Abbiamo sempre detto con chiarezza – si legge nel comunicato –, e lo ribadiamo oggi, che spesso le cosiddette autogestioni non sono una vera scelta didattica ma solo il male minore per scongiurare l’occupazione della scuola. L’occupazione non è un diritto, la settimana dello studente non può essere il male minore, i problemi dei giovani e della scuola vanno affrontati con serietà e consapevolezza. A tutti i livelli»