Gli studenti della San Nilo incontrano gli ospiti del Centro Mondo Migliore di Rocca di Papa

Abraham, la pistola giocattolo di Sami, i racconti di fuga dalla propria terra per una vita migliore, la presa di coscienza della differenza tra il fenomeno mediatico dei migranti e la realtà, la rivalutazione della propria quotidianità: questo è quanto hanno portato a casa gli studenti dell’Istituto Comprensivo San Nilo di Grottaferrata che due settimane fa hanno fatto visita al Centro di Accoglienza Mondo Migliore di Rocca di Papa in provincia di Roma. 

“Vorrei ringraziare i responsabili del Centro – dichiara Beatrice Happacher, docente organizzatrice – per l’immediata disponibilità, la cura con cui ci hanno accolto e la professionalità con cui ci hanno coadiuvato nell’organizzazione.” Un incontro che ha svelato il concreto significato delle parole solidarietà, accoglienza e giustizia. 

“La nostra visita presso il centro era stata pensata ed organizzata nel minimo dettaglio – dichiara Chiara Saracini, docente accompagnatrice –  Al momento dell’arrivo i ragazzi e i docenti sono stati divisi in cinque squadre: Italia, Stati Uniti, India, Cina e Africa”. La visita organizzata dalle docenti della scuola secondaria di primo grado diretta dalla dirigente Antonella Arnaboldi ha coinvolto oltre  60 studenti. 

“Successivamente – racconta Saracini – abbiamo visto gli uffici in cui avvengono tutte le operazioni di accoglienza, registrazione, colloquio preliminare. I ragazzi hanno capito che tutti gli ospiti che vengono accolti lasciano lì, al loro primo incontro, la loro storia. Di tutti si sa chi sono, da dove vengono e, in molti casi, dove vogliono andare. Sotto nostro esplicito invito, è stato sottolineato il fatto che l’accoglienza non è un atto di carità ma un dovere, un nostro dovere di cittadini. Molta attenzione è stata data al funzionamento del pocket money. Molti ragazzi erano venuti con la falsa convinzione che ogni migrante usufruisse di una quota di denaro pari a 30/35€. È stato ben specificato loro che ogni ospite riceve invece 2.5€ da spendere soltanto all’interno del centro stesso.”

Ad accompagnare i ragazzi in questa esperienza che è una delle tante attività promosse dalle docenti sul tema anche le professoresse Maria Cristina Battistoni Silvia Peruzzi e Carla Carlei. 

“Molto interessante è stata la visita alla piccola moschea. – sottolinea Saracini – Il responsabile dell’ormai chiuso centro di Castelnuovo di Porto ha mostrato come ognuno possa praticare liberamente la propria religione senza frizioni di sorta. Il centro è come un porto franco all’interno del quale tutti sono uguali ed ugualmente liberi di essere umani.” Uguaglianza e libertà sono i due principi rimasti impressi nei nelle menti dei ragazzi che hanno vissuto l’esperienza, soprattutto in quelli che avevano più pregiudizi. 

“Finita la fase didattica – prosegue la docente –  ci è stata offerta una grande merenda che prevedeva, però, un gioco preliminare: in base alla squadra di appartenenza, ci siamo accomodati. L’Italia e gli Stati Uniti su due grandissimi tavoli ricchi di ogni sorta di cibo e bevande; India e Cina su tappeti con riso bianco, banane e pane e l’Africa su un tappeto sul quale si trovava soltanto una piccola ciotola di riso bianco. Attraverso il gioco i ragazzi hanno percepito le disparità e le disuguaglianze che esistono nel mondo.”

Dal momento di riflessione alla socializzazione. “ I nostri ragazzi hanno recitato poesie e cantato insieme ad alcuni ospiti. – spiega Saracini – C’è stata una tale integrazione tra i due gruppi che, seppur tanto diversi, sembravano si conoscessero da tempo. Per suggellare questa nuova amicizia abbiamo poi piantato insieme un ulivo, noto simbolo di pace, con la promessa che questo incontro non sarà l’unico.

Durante tutta la visita siamo stati accompagnati da un vivacissimo stuolo di bambini provenienti da diverse parti del mondo. A loro si sono aggiunti adolescenti curiosi e felici di trovare dei loro coetanei. E poi donne, adulti e qualche signore più grande.

La nostra giornata è finita con un pranzo in cui c’è stata mescolanza totale. Tutti con tutti a mangiare, chiacchierare e… fare chiasso”. Fare chiasso sì, perché la gioia dei ragazzi in un “mondo migliore”, a quanto pare, è incontenibile.