Lettere e non numeri per valutare gli alunni del primo ciclo

Le ipotesi ufficiose sulla nuova valutazione degli alunni, oggetto di delega al Governo, si sono concretizzate in alcuni servizi giornalistici e in dichiarazioni ufficiali di esponenti della maggioranza: arrivano le lettere al posto dei numeri.

Il sistema del voto in decimi, unificato per primo e secondo ciclo dalla riforma Gelmini, viene nuovamente spacchettato: lettere nel primo ciclo, numeri nel secondo. Si tratta di un’effettiva esigenza valutativa o di una controriforma per cancellare le scelte dell’opposizione?

Il “Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità” prende criticamente posizione con un incipit graffiante: Valutazione nella primaria, ci risiamo: lettere “buone”, numeri “cattivi”.

Il Gruppo ironizza sul fatto che le lettere sarebbero “eque e meno limitanti” per uscire dalla logica della scuola-calcolatrice, limitare le ansie e recuperare l’idea che il successo scolastico è un percorso e non una media delle performance.

Sulle dichiarazioni della sen. Francesca Puglisi secondo cui “Così restituiamo alla scuola primaria il compito di mettere bambine e bambini agli stessi nastri di partenza. Misurare con un numero la gioia di apprendere di un bambino è come misurare il cielo con un righello” il Gruppo non è meno caustico.

Lo stesso Gruppo prende le distanze dall’affermazione (degli “esperti” che seguono il progetto) secondo cui “la valutazione in lettere esprime il concetto di evoluzione delle competenze e delle conoscenze, mentre il voto fotografa in maniera statica una situazione”, in quanto al di là dei riflessi insieme ideologici e psicologici di cui sono espressione, le motivazioni addotte sarebbero semplicemente inconsistenti oltre che offensive per i docenti italiani: non è affatto vero che questi ultimi non tengono conto dell’evoluzione di un allievo e non valorizzano il suo impegno nel corso dell’anno.

Impossibile poi capire – continua il Gruppo – perché il voto “fotografi in maniera statica”, mentre le lettere, miracolosamente, no. Si manifesta qui anche una ben scarsa conoscenza della scuola nella sua concreta attività e di quella primaria in particolare. Il voto è un segnale sintetico che si accompagna, nella maggioranza dei casi, a un’analisi degli errori, a indicazioni per migliorare, alla consapevolezza del perché il risultato è negativo: scarso impegno? difficoltà dell’argomento? necessità di una nuova spiegazione? Chi lo appioppa e basta, farà lo stesso con la lettera E. Quanto a fare la media, basta attribuire un valore numerico a ogni lettera e il gioco è fatto. Con lo svantaggio, però, di avere uno strumento valutativo articolato in soli cinque livelli, quindi meno in grado di rilevare anche modesti miglioramenti.

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