Lega di lotta e di governo

Nei confronti del neoministro Mariastella Gelmini il leader della Lega Nord Umberto Bossi era stato assai poco cavalleresco. “Che può sapere di scuola? Non è neanche un’insegnante“, aveva detto Bossi, “per quel ministero servirebbe un ministro molto determinato” (traduciamo così la colorita espressione di Bossi), “come sono quelli della Lega“.

La replica della Gelmini al collega ministro delle riforme istituzionali era stata piccata: “neanche lui è un esperto di diritto costituzionale“…

Ma dopo questo esordio a base di ruvidi buffetti il rapporto tra i due è completamente cambiato. Auspice il ministro dell’Economia Tremonti, storico mediatore tra la Lega Nord e Forza Italia, la Gelmini ha fatto più di un’apertura alle tesi tradizionalmente sostenute dal partito di Bossi, anche attraverso la presentazione di apposite proposte di legge, soprattutto in materia di federalismo scolastico e pieno riconoscimento delle competenze regionali sulla scuola, e non solo sul “sistema di istruzione e formazione”.

Si è così delineato, se non un asse, almeno un triangolo Bossi-Tremonti-Gelmini che in poco più di due mesi – dal decreto legge n. 112 del 25 giugno all’altro decreto legge dello scorso 28 agosto – ha prima annunciato tramite dichiarazioni e interviste, dalla “Padania” al “Corriere della Sera“, e poi tradotto in decisioni immediatamente operative il ripristino del voto di condotta “punitivo”, il ritorno ai voti decimali nella scuola primaria e secondaria di primo grado, la pratica soppressione delle SSIS, la sperimentazione del ritorno al maestro unico.

E anche i mugugni di Bossi sullo spazio riservato alla Costituzione nel rinnovato insegnamento dell’Educazione civica sono stati subito stemperati mediante l’inserimento nelle previste 33 ore annuali dell’educazione stradale, di quella ambientale, e forse di qualche altra “educazione”. E si apre ora la partita del federalismo fiscale, architrave (anche) del federalismo scolastico…