L’effetto domino della legge antisindacato si fermerà agli USA?

Il Wisconsin ha varato definitivamente la legge anti-sindacato che per mesi aveva mobilitato le categorie dei dipendenti pubblici (in prima linea gli insegnanti) e mobilitato l’opposizione dei democratici che avevano attivato le più strane forme di resistenza per impedirne il varo.

Dopo il Wisconsin, altri Stati americani si preparano a seguirne l’esempio con il varo di apposite leggi che escludono i sindacati dei dipendenti pubblici dalla contrattazione.

I democratici temono l’effetto domino di questa drastica limitazione del potere di negoziazione dei sindacati del pubblico impiego. Non si tratta, come potrebbe sembrare, di una semplice manovra politica dei repubblicani ispirata da concetti  conservatori, ma è piuttosto la conseguenza della crisi economica che, anche negli USA, ha messo in crisi i bilanci pubblici.

Proprio per contenere la spesa pubblica, il neogovernatore del Wisconsin, il repubblicano Scott Walker, ha pensato di contenere il pesante deficit dello Stato riducendo il potere sindacale di contrattazione collettiva alla sola negoziazione del salario minimo.

In Italia, come in altri Paesi occidentali, in questa generale situazione di crisi economica, i problemi del bilancio pubblico non sono molti diversi da quelli degli Stati Uniti d’America e non è nemmeno diversa l’esigenza di contenere la spesa del personale, ma si è preferito adottare altre forme di intervento (riduzione degli organici del personale) o sospendere temporaneamente i rinnovi dei contratti. L’effetto domino del Wisconsin non è, dunque, prevedibile da noi, sia per la forza del sindacalismo di categoria dei dipendenti pubblici sia, soprattutto, per il peso e la capacità delle Confederazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil nel garantire gli equilibri contrattuali tra dipendenti pubblici e privati.