Le tre ‘i’ diluite in 12 anni

Ma l’inglese si studierà a scuola di più o di meno di prima? Che spazio hanno le altre due “i” della celebre triade berlusconiana? Con l’emanazione della circolare ministeriale n. 29, che contiene “indicazioni e istruzioni” sull’attuazione del decreto legislativo n. 59 sul primo ciclo, si comincia ad intravedere il nuovo assetto della scuola italiana. La CM può essere considerata alla stregua di un primo studio di fattibilità sulla concreta applicazione delle linee portanti della riforma.
Quel che è chiaro fin da ora, però, è che lo spostamento dell’accento sul profilo educativo dello studente alla fine del primo e del secondo ciclo, la personalizzazione e la maggiore flessibilità dei piani di studio, e la più larga autonomia riconosciuta alle scuole e agli insegnanti, porranno in termini nuovi anche la questione degli orari, dell’organizzazione del tempo scuola e delle modalità di studio. Un confronto con la scuola tradizionale, condotto solo in termini quantitativi (quante ore di inglese? O di informatica? O di “impresa”?), potrebbe mandare fuori strada, in presenza degli elementi di flessibilità prima ricordati, e soprattutto del carattere pervasivo, trasversale, delle attività formative riconducibili alle citate tre “i”, spalmate su tutti i 12 anni del diritto-dovere di istruzione e formazione. Come considerare un’ora di storia, o di matematica, fatta nel laboratorio di informatica, con l’ausilio di un programma interattivo in inglese?