Le trattenute dello sciopero, tesoretto per le scuole. Perché no?

Può sembrare un gesto venato un po’ da populismo e forse inapplicabile, ma la proposta che la Uil-scuola ha avanzato circa la destinazione delle trattenute sullo stipendio del personale scolastico che ha scioperato il 5 maggio merita considerazione e attenzione.

L’Uil-scuola ha scritto: “La funzione pubblica ha reso noto oggi il numero di persone che hanno aderito allo sciopero della scuola: sono stati 618.066 con percentuale del 64,89%.

Il dato della Funzione Pubblica non tiene conto degli effetti delle scuole chiuse. Si conferma la stima da noi fornita di una adesione che ha sfiorato l’80%.

Confermato che è il più grande sciopero della scuola.

Il Governo rifletta e apra subito un confronto vero con i sindacati per dare le risposte necessarie alle richieste del mondo della scuola, rappresentate nello sciopero e ancora in atto nelle proteste che continuano in questi giorni.

Con i 42 milioni di trattenute il Governo non faccia cassa, faccia un gesto di rispetto  per coloro che con lo sciopero hanno manifestato per dare qualità alla scuola italiana. Li destini alle scuole”.

Il Governo non faccia cassa. È più facile da dire che da fare.

Occorrerebbe modificare le regole, emanare un provvedimento ad hoc, forse una legge.

Una via di uscita – volontà politica permettendo – potrebbe esserci.

Poiché la somma delle trattenute, stimata dal sindacato in 42 milioni, non era iscritta a bilancio e costituisce sopravvenienze attive, perché non stralciare dal bilancio del Mef quell’entrata e destinarla al Miur come integrazione dei fondi per le scuole?