Le ragioni del sei rosso bocciato dal ministero

L’addio al sei rosso il giorno dopo (questo il link al nostro articolodi ieri).

Il Miur, con la nota 6051 dell’8 giugno, ha dichiarato improprio il ricorso al “sei rosso” per evidenziare carenze di apprendimento degli alunni di scuola media promossi per decisione della maggioranza del consiglio di classe, nonostante qualche insufficienza.

Il ministero ha suggerito, al posto del sei rosso, una nota specifica per le famiglie e ha precisato che la formula adottata non corrisponde all’attuale quadro normativo.

Diversi quotidiani danno una ragione diversa del no al sei rosso. Il Corriere della sera, ad esempio, ritiene che i dirigenti scolastici volessero con il sei rosso “evitare bocciature di massa“. Il Messaggero scrive che “l‘idea del sei rosso è nata tra i presidi per evitare una strage di bocciati“.

L’interpretazione giornalistica non collima con la nota ministeriale che assolutamente non avanza dubbi sul sei rosso come escamotage per aggirare la severità della norma.

Sembra di capire piuttosto che le scuole che avevano adottato o si preparavano ad adottare il famigerato sei rosso lo abbiano fatto per una questione di trasparenza della decisione di promuovere alunni pur in presenza di insufficienze (formalmente condonate).

Non, dunque, un sei politico di sessantottina memoria, ma un sei con l’evidenziatore in rosso per richiamare l’attenzione su carenze di apprendimento accertate.