Le 33 mila parole del rapporto Bertagna

Le 33 mila parole che compongono il Rapporto finale della commissione Bertagna sono, linguisticamente parlando, di livello elevato, dotto, specialistico e accademico. Abbiamo “giocato” con il testo diffuso dal Ministero: la frequenza dei termini usati offre qualche curiosità sugli aspetti lessicali, e anche qualche indicazione su tendenze dominanti, esclusioni e residualità.
A riprova della particolare attenzione data dalla commissione ai nuovi obiettivi del sistema educativo, la parola “formazione” soprattutto intesa come formazione professionale è la più usata (343 volte), seguita da “istruzione” (280), mentre “educazione” è ai margini (19).
L’intenzione di articolare il sistema appare dalla frequenza delle parole ciclo/i (24 volte) e biennio/i (45), mentre per quel che riguarda i luoghi della riforma (scuole/istituti) oggetto di maggiore attenzione sono le scuole dell’infanzia (54 volte) preferite al termine scuola materna, i licei (24), la scuola secondaria di I e II grado (21), la scuola primaria (19); appena citati gli istituti tecnici (2 volte) e professionali (3), elementare (4 volte), mentre il termine “media” sopravvive (12 citazioni).
C’è più attenzione ai crediti formativi (67 citazioni) che ai debiti (22).
Tra i soggetti del sistema l’utenza è citata in forma diversa 170 volte: allievi 58, studenti 48, giovani 26, ragazzi 25, alunni 7 e fanciulli 6. Per gli operatori scolastici le citazioni sono solamente 94: il termine docenti è il più in uso (76), mentre gli insegnanti (7), i professori (7) e i maestri (4) sono ridotti al minimo (lessicale). Capi d’istituto o dirigenti scolastici sono citati una sola volta.
Le famiglie sono ricordate 33 volte e i genitori 8; i sindacati (o forze sociali) non sono mai citati.
Gli strumenti di lavoro: i computer non sono mai citati, l’informatica 9 volte e la multimedialità 6.