Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

L’Aimc e la giornata della memoria

É un segno di speranza per il presente e per il futuro il fatto che oggi, sempre più spesso – e anche nel luogo stesso delle atrocità – è possibile che polacchi e tedeschi, ebrei e cristiani si incontrino nel ricordo comune“.
Lo scrivono i vescovi tedeschi nella loro Dichiarazione diffusa il 25 gennaio a due giorni dalla “Giornata della memoria” che ricorda il 60° anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz.

L’Aimc, Associazione italina maestri cattolici, dopo aver invitato – insieme con altre Associazioni professionali e sindacali – le scuole a dedicare un minuto di silenzio in memoria della Shoa, richiama in un comunicato la propria “scelta a favore della via educativa come strumento privilegiato di liberazione di ogni donna e di ogni uomo dall’emarginazione, dalla discriminazione, da ogni forma di ingiustizia, di povertà, di esclusione. Ancora una volta riaffermiamo – prosegue il comunicato – il nostro impegno per la formazione di coscienze autonome, responsabili, democratiche, solidali, disposte a mettersi in gioco per costruire un futuro di fratellanza umana, di solidarietà planetaria.

Ci accompagna in questo impegno la speranza cristiana nella possibilità di trasformare il nemico (hostes) in ospite (hospes), di poter offrire – nel nostro pensiero e nel nostro cuore – spazi aperti nei quali lo straniero, il diverso possa spogliarsi della sua estraneità, dalla sua diversità e diventare fratello, dono prezioso e reciproco, oggetto di amore e non di odio perché “nell’odio non vi è nulla di razionale ma, se comprenderlo è impossibile, conoscerlo è necessario affinché ciò che è successo non debba mai più ripetersi” (P.Levi).

Affidiamo questo nostro auspicio ed impegno – conclude la nota dei maestri cattolici – in particolare alla voce di uno dei quindicimila bambini di Terezin ed ai loro maestri che, di nascosto e con gravissimo rischio personale, li aiutavano a mantenere viva la loro speranza nella vita e nel futuro”.

La farfalla
L’ultima, proprio l’ultima,
di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo,
come una lacrima di sole quando cade
sopra una goccia bianca
– così gialla, così gialla! –
l’ultima,
volava in alto leggera,
aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Tra qualche giorno
sarà già la mia settima settimana
di ghetto:
i miei mi hanno ritrovato qui
e qui mi chiamano i fiori di ruta
e il bianco candeliere del castagno
nel cortile.
Ma qui non ho visto nessuna farfalla.
Quella dell’altra volta fu l’ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto.

Pavel Friedann

Forgot Password