L’accordo con le regioni: tamponata la falla dell’obbligo?

Tutto è cominciato con una imperdonabile imprudenza quando, sulla base di una modifica dell’obbligo scolastico, ridefinito e ampliato in diritto-dovere all’istruzione/formazione almeno per dodici anni, il Governo ha pensato di abrogare con il testo di riforma la legge 9/1999 che aveva elevato il vecchio obbligo scolastico da 8 a 9 anni, senza disciplinare la fase di transizione.
Quell’abrogazione, secca, con il suo effetto immediato, prima ancora che con appositi decreti legislativi di attuazione si potesse avviare il nuovo sistema di diritto-dovere, ha determinato però un vuoto pericoloso per l’anno scolastico prossimo (subito denunciato da Tuttoscuola, v. TuttoscuolaNEWS n. 79 del 2 dicembre 2002 e Tuttoscuola n.431 aprile 2003).

Dall’anno scolastico 1999-2000 i ragazzi uscenti dalla terza media hanno avuto l’obbligo di continuare la scuola per un altro anno ancora in prima superiore, proprio per effetto di quella legge 9/99 ora abrogata (e dalle statistiche risulta che molti obbligati hanno poi continuato nel percorso di istruzione).
Gli studenti che hanno concluso in questi giorni la terza media, che nel gennaio scorso hanno dovuto iscriversi ad istituti superiori per frequentare il nono anno di obbligo scolastico, si sono trovati all’improvviso non più obbligati a farlo: sono circa 40 mila, secondo stime del Miur, e sono proprio quei ragazzi a rischio di dispersione, di abbandono che la legge di riforma non è ancora in grado di obbligare a scuola.

L’accordo quadro stipulato in questi giorni dai ministero dell’istruzione e del lavoro e dalle regioni, offre un’immediata possibilità di sanare quel vuoto, attuando formule sperimentali di nuovi percorsi integrati di istruzione e formazione professionale di durata triennale mirati al conseguimento di una qualifica professionale.
Un’offerta nuova ma che non costituisce obbligo: basterà a trattenere quei 40 mila?