Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

La vita e la morte a scuola

Si può parlare della morte a scuola? Di quella dei personaggi storici (da Socrate ad Alessandro Magno a Napoleone) o letterari (da Achille ad Antigone ai protagonisti delle tragedie shakesperiane), si è sempre parlato, sono classici argomenti di studio. Ma un conto è parlare di “personaggi“, altro è parlare in classe di “persone“, di contemporanei, di concreti individui del nostro tempo.

La morte “naturale” ma altamente drammatica del pontefice Giovanni Paolo II (che ha voluto evitare che gli venissero riservate forme di accanimento terapeutico) e, pochi giorni prima, quella in qualche modo “procurata“, tra grandi polemiche, dell’americana cerebrolesa Terry Schiavo, hanno portato il tema della conclusione della vita umana all’attenzione della pubblica opinione. E si è notato in questa occasione il forte coinvolgimento dei giovani.

Si può fare un uso educativo di questa tematica, al di là dello spazio che ad essa viene riservato all’interno dell’insegnamento religioso? La risposta non è facile, perché solleva delicate questioni di tipo filosofico, morale, bioetico. Però ci sono sistemi scolastici, come quello americano, che mettono gli eventi contemporanei al centro della “Civic Education“, e ne fanno oggetto di analisi, confronti, approfondimenti. Si potrebbe in Italia, alla luce della riforma in atto?

Per ora si può fare riferimento solo alle “Indicazioni nazionali” per la scuola primaria e per la secondaria di primo grado. L’unico, cauto accenno al tema si trova nelle “Indicazioni” per la secondaria di primo grado, all’interno dell’Educazione alla convivenza civile, area “Educazione all’affettività“. Tra le relative “abilità” si trova la seguente: “Leggere e produrre testi (scritti, multimediali, iconici, filmici), oppure condurre discussioni argomentate su esperienze di relazioni interpersonali significative e sui problemi dei diversi momenti della vita umana (la nascita, la fanciullezza, la preadolescenza, la giovinezza, la vita coniugale e familiare, la vecchiaia)”.
Come si vede, manca un riferimento esplicito alla morte. Ma può la scuola ignorarla? Potranno ignorarla le “Indicazioni” per la scuola secondaria di secondo grado?

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