Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

La via milanese all’integrazione dei musulmani

L’apprendimento dell’italiano, con l’obiettivo di arrivare a una certificazione delle competenze, e il riconoscimento e la valorizzazione delle lingue d’origine e del patrimonio linguistico e culturale dei ragazzi stranieri devono essere al centro dell’azione didattica“.

Proprio mentre il ministro Fioroni pronunciava queste parole a Roma, schierandosi apertamente a favore del “meticciato culturale” derivante da un modello di scuola “basato sull’interculturalità“, il laboratorio Milano sfornava una nuova ipotesi per tentare di dare soluzione al problema della scolarizzazione dei bambini appartenenti all’ala più tradizionalista dell’immigrazione di fede musulmana.

Già dal prossimo 15 settembre, se saranno superate le residue difficoltà burocratiche a livello locale (ASL e Comune), almeno 100 allievi frequenteranno una scuola legalmente riconosciuta (ma non “paritaria”, almeno per ora) che li preparerà a sostenere esami di idoneità – e presumibilmente anche di licenza – presso le scuole pubbliche italiane e presso il consolato egiziano di Milano. Le lezioni saranno tenute in italiano e in arabo, i programmi rispetteranno gli ordinamenti vigenti in Italia e in Egitto, e gli allievi conseguiranno titoli riconosciuti nei due Paesi.

Considerato che le ore di religione musulmana (non obbligatorie se non richieste dalla famiglia) saranno 2 nella scuola primaria e una nella secondaria di primo grado, e che tutte le altre materie saranno quelle previste per gli allievi delle scuole pubbliche, ci sembra che l’esperimento milanese meriti attenzione, e che non sia un cedimento al multiculturalismo “all’inglese“, come teme il vicedirettore del “Corriere della Sera” Magdi Allam. Certo, lo Stato italiano ha il diritto e il dovere di verificare che ovunque, anche in quella scuola “araba”, siano rispettate la Costituzione e le leggi italiane.

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