La storia infinita del distanziamento

Il distanziamento – Atto primo

Negli ultimi due anni gli italiani costretti a conoscere, loro malgrado, il nuovo e antipatico glossario della pandemia, hanno appreso, ad esempio, che davanti al termine positivo non ci si deve proprio rallegrare, e che, invece, se ti dicono che sei negativo, puoi fare salti di gioia.

Hanno saputo che la mascherina non la portano soltanto i bambini e non solo a carnevale; e, soprattutto a scuola servono il rito quotidiano della igienizzazione delle mani e della sanificazione dei locali.

Poi è venuta la famiglia dei vaccini: vaccinazione, no-vax, prima dose, seconda, ecc.

Ma il termine che l’ha fatta da padrone è stato ed è il distanziamento.

Inizialmente si discuteva di distanziamento mobile e distanziamento statico con un fai da te lasciato alla decisione dei singoli USR, poi il Comitato Tecnico Scientifico (CTS) ha disposto che tra le ‘rime buccali’ (in volgare ‘tra bocca e bocca’) il distanziamento doveva essere di un metro, salvo poi precisare a ferragosto del 2020 che “in tutte le eventuali situazioni temporanee in cui dovesse risultare impossibile garantire il distanziamento fisico, lo strumento di prevenzione cardine da adottare rimane l’utilizzo della mascherina”.

Di due metri, invece, la distanza della cattedra dalla prima fila di banchi. Inoltre il Cts a maggio 2020 ha specificato che “per le attività di educazione fisica dovrà essere garantito un distanziamento interpersonale di almeno due metri”.

Il distanziamento in aula, purtroppo, ha provocato moltissime vittime: un milione e 500mila banchi biposto, sostituiti in parte da banchi monoposto e da banchi a rotelle per un costo complessivo di 450 milioni (più un costo aggiuntivo per smaltire i vecchi gloriosi biposto, impiegando mezzi di trasporto, autisti e addetti al carico scarico).

I vecchi banchi biposto sono stati cacciati, dunque, con ignominia, perché non potevano garantire il distanziamento di un metro tra le ‘rime buccali’ degli studenti: sempre e ovunque, sempre lui, il distanziamento a fare da arbitro della pandemianelle aule scolastiche.

Questo l’atto primo. Ripercorriamo il secondo.

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